Doping, Rio a rischio L’Atletica italiana non ci sta
DOPING «Si fa molta confusione: i 26 deferimenti della Procura antidoping sono un atto dovuto e riguardano solo gli anni 2009-2012. Ma questi ragazzi non hanno barato, è solo un fatto di procedure di comunicazione della presenza»: con queste parole il capo del Coni, Giovanni Malagò ridimensiona lo scandalo doping che ha travolto l’atletica italiana. Coni e Fidal sono da ieri in trincea, sottolineando che si tratta di test mancati e reperibilità a singhiozzo, format compilati male e domicili modificati. Un guazzabuglio organizzativo sì, ma nessun imbroglio. «Ci sono atleti nel dramma, molti vogliono smettere – spiega Alfio Giomi, presidente Fidal – nessun rappresentante dell’atletica è stato trovato positivo. I nostri atleti sono le vittime». Eppure, norme alla mano, i deferimenti potrebbero lo stesso costare a molti le Olimpiadi.
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