Così le ‘Ndrine compravano i voti a Rho
MILANO Solo martedì, la Commissione nazionale antimafia definiva la Lombardia territorio a fortissimo controllo della ‘Ndrangheta che ha stretto strette relazioni con imprenditori e politici locali. Ieri, una di quelle relazioni è stata raccontata in un’aula di tribunale. «Non volevo voti di lobby calabresi, ero convinto che sarebbe stato meglio andare avanti da soli senza l’aiuto di gruppi strani». A deporre è l’ex assessore comunale di Rho, Marco Tizzoni, chiamato a testimoniare nel processo contro l’ex assessore regionale alla Casa Domenico Zambetti, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e voto di scambio. Con Zambetti, sono imputati anche Alfredo Celeste, ex sindaco di Sedriano; Ambrogio Crespi, fratello dell’ex sondaggista di Berlusconi, Luigi; il boss Eugenio Costantino.
Tizzoni ha raccontato di aver rifiutato, nel maggio 2011, un pacchetto di 300 voti per la lista civica di centrodestra in cui era candidato in vista del ballottaggio delle comunali a Rho. A offrire quei voti, sarebbe stato il chirurgo Marco Scalambra, coimputato, per conto di “famiglie calabresi che vivono a Rho”. «Scalambra mi disse che lui aveva la possibilità di raggiungere degli amici. Non ha fatto nomi, ma ha parlato di famiglie calabresi disposte a votarci. Io ho capito che qualcosa in questa proposta non quadrava, pensavo che provenisse da famiglie che vivono alle spalle del Comune, “parassiti” che abitano nelle case popolari e non pagano l’affitto» ha detto Tizzoni, che aggiunge: «Di fronte alla percezione che si trattasse di persone poco raccomandabili, ho risposto di non essere interessato». Per il pm D’Amico, invece, quelle 300 preferenze sarebbero stato accettate da Zambetti, rivelandosi decisive per la sua elezione alle regionali del 2010.
ANDREA SPARACIARI
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