Libia
9:20 pm, 17 Febbraio 15 calendario

L’intervento in Libia ci espone ad attacchi

Di: Redazione Metronews
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ROMA Dobbiamo essere consapevoli che l’Italia intervenendo in Libia incorre nel rischio di attentati terroristici. Lo spiega Alessandro Orsini, direttore del Centro per lo studio del Terrorismo dell’Università di Tor Vergata. 
Un intervento in Libia espone l’Italia al terrorismo?
Se dovremo intervenire in Libia, non conta quale etichetta Onu o non Onu si darà all’operazione, quello che conta è il punto di vista dei terroristi. Non c’è dubbio che essi interpreterebbero qualsiasi intervento dell’Italia come una guerra contro l’Isis. Già la radio dell’Isis ha indicato Gentiloni come “ministro dell’Italia crociata”. Questo atteggiamento è una novità importante, non era mai successo dall’11 settembre che l’Italia venisse indicata esplicitamente come un nemico. 
Non eravamo già a rischio?
Nella classifica dell’odio jihadista, che prende in considerazione i complotti terroristici nei Paesi dell’Europa occidentale, negli ultimi anni l’Italia si è collocata agli ultimi posti, risultando tra i Paesi meno interessati dalle attività jihadiste. In cima ci sono Francia e Gran Bretagna perché più coinvolte nella vita dei paesi islamici e nella lotta contro il terrorismo. La logica di questi terroristi è semplice: attacchiamo chi ci attacca. Una regola confermata dal caso di Copenhagen: la Danimarca era in fondo alle classifiche fino al 2005, ed è balzata in cima dopo la pubblicazione delle vignette anti-islamiche. 
Quindi non dovremmo fare nulla in Libia?
Siamo con le spalle al muro. Se interveniamo, saremo etichettati come nemici dell’Isis. Ma non possiamo non intervenire in qualche modo perché abbiamo troppi interessi in un Paese così vicino a noi. Immigrazione e idrocarburi su tutto. Bisogna solo essere consapevoli che avremo problemi di sicurezza per gli italiani in Libia come anche nelle nostre città, sia con le organizzazioni jihadiste formali sia con i cosiddetti lupi solitari. 
Come possiamo difenderci?
I servizi di intelligence italiani sono tra i migliori d’Europa, perché si sono forgiati durante il fenomeno grave del terrorismo degli anni Settanta e Ottanta. Anche se sono diversi, i terroristi fanno le stesse cose ed hanno le stesse esigenze. La seconda buona notizia è che, checché se ne dica, l’intelligence funziona: su 49 complotti registrati nel periodo 2008-2013 in Europa Occidentale, ben 47 volte i terroristi non sono andati a segno.
OSVALDO BALDACCI

17 Febbraio 2015
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