AMBIENTE
9:57 pm, 2 Gennaio 15 calendario

Scorie nucleari, 10 mesi per trovare un deposito

Di: Redazione Metronews
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ROMA. Il conto alla rovescia può finalmente iniziare: oggi la Sogin ha consegnato all’Ispra la Cnapi, sigla che sta per “Carta delle aree potenzialmente idonee” ad ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari. E ha dato il via a un percorso laborioso ma pubblico e finalmente lontano dalle segrete stanze, che porterà, il prossimo autunno ad avere un nome, una località, un’area dove le scorie nucleari italiane potranno finalmente essere allocate in tutta sicurezza.
La mappa contiene le aree escluse per quei criteri che il 4 giugno fu la stessa Ispra a indicare: il deposito dovrà essere costruito lontano dall’acqua, da infrastrutture strategiche, da zone sismiche, da coltivazioni biologiche e protette, da impianti energetici, da aree soggette a frane.   Non dovrà nascere sopra i 700 metri di quota, sotto i 20 metri, a meno di 5 chilometri dal mare, a meno di un chilometro da ferrovie o strade di grande importanza, vicino alle aree urbane, accanto ai fiumi. E nemmeno dove ci sono trivellazioni o impianti industriali. Puglia, Lazio, Toscana, Veneto, Basilicata, Marche, tra le aree più probabili. Ma la mappa fornita da Sogin a Ispra deve sottostare a una nuova verifica. Non è detto quindi che nei prossimi tre mesi non venga stravolta. E comunque il luogo dove dovranno essere situati circa 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi italiani, non coinciderà necessariamente con un comune o un’amministrazione locale. 
Il timing è ben definito: da ieri l’Ispra ha due mesi di tempo per verificare la corretta applicazione dei criteri da parte di Sogin e validare la Cnapi. Poi entro un mese il ministero dello Sviluppo economico e quello dell’Ambiente daranno il benestare alla sua pubblicazione. La lista sarà quindi resa pubblica ad aprile. Da quel momento in poi scatterà una fase di consultazione pubblica con un seminario nazionale, passeranno quindi altri due mesi, e  per i successivi 3 si raccoglieranno osservazioni e sarà aggiornata la Carta. In questo periodo, Sogin spera che si faranno avanti comuni e paesini per potersi autocandidare dato che il deposito porterà 1500 occupati l’anno per i 4 anni  necessari – sulla carta – per la sua realizzazione e 700 posti di lavoro a regime  durante la sua gestione.
L’investimento previsto dalla Sogin è di un miliardo e mezzo di euro. 
Sull’utilità del deposito non ci sono dubbi. Piuttosto, bisognerà tenere alta l’attenzione su tutto il procedimento realizzativo. Ma cosa dovrebbe contenere questo deposito nazionale? La sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività: il 60% è prodotto dallo smantellamento delle vecchie centrali, il 40% dalle attività giornaliere di medicina nucleare, industriali e di ricerca. Una quantità destinata a crescere e che per ora è stipata in depositi temporanei che in alcuni casi mostrano forti limiti.
Inoltre nel deposito ci saranno 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività, tra cui il combustibile irraggiato e i residui derivanti dal riprocessamento in corso all’estero (Francia e Inghilterra), che nei prossimi anni torneranno in Italia, e che saranno trasportati e stoccati in contenitori speciali detti cask.
Questi rifiuti saranno stoccati “temporaneamente” in attesa di un deposito definitivo geologico, cioè sotto terra, che però non è detto che sia in Italia. Anzi, verranno accorpate zone d’Europa che storicamente hanno avuto uno scarso esercizio nucleare e quindi è probabile che tutte queste scorie vengano accorpate in un unico sito.
Attualmente in Italia ci sono più di 20 piccoli depositi di “rifiuti radioattivi”. Alcuni sono pericolosi. Come i microdepositi situati ad esempio nei sotterranei degli ospedali (per tutti i rifiuti provenienti dalla medicina nucleare) o in alcuni capannoni, spesso incontrollati e decisamente pericolosi. Un lungo elenco di scorie radioattive che si accumulano, e che devono necessariamente essere protette.
STEFANIA DIVERTITO

2 Gennaio 2015
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