6:05 am, 27 Febbraio 14 calendario

UTERI IN AFFITTO IN UCRAINA

Di: Redazione Metronews
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milano – Avevano pensato a tutto: la cameretta nuova per accogliere il bebè  tanto desiderato, il copione da recitare davanti ai vicini, con tanto  di finto pancione in gommapiuma per simulare la dolce attesa. Un  segreto fra marito e moglie, una coppia milanese: nessuno avrebbe  dovuto sapere che il loro bimbo era frutto di una maternità  surrogata, non consentita in Italia. Cresciuto in un utero in affitto, quello di una donna ucraina. Un sogno pagato caro: non solo per i 30 mila euro spesi fra  rimborso per la mamma surrogata e compenso per la clinica. Ma anche per l’odissea in tribunale, con l’accusa di aver alterato lo  stato civile del neonato mediante false attestazioni. Un’odissea a  lieto fine, visto che il tribunale di Milano ha escluso che possa  configurarsi il reato di alterazione di stato civile. Quella  pronunciata dal tribunale del capoluogo lombardo non è l’unica  sentenza di assoluzione. A giugno 2013 lo stesso epilogo è  arrivato per una coppia di genitori triestini tornati in Italia  dall’Ucraina con 2 gemelli. Anche il tribunale friulano ha concluso  che non c’è stato falso. Non un esito scontato, visto che la  giurisprudenza è incerta.
Una condanna
Per una coppia di Iseo (Brescia) il finale è stato ben più amaro: condannati a 5  anni e un mese per la stessa accusa, alterazione di stato civile. In  Italia, insomma, è caos sentenze: non poche coppie che affrontano  viaggi all’estero per avere accesso alla fecondazione eterologa. E al  rientro,  fanno i conti con la giustizia: alcuni tribunali scelgono di non procedere, altri vanno avanti e c’è chi assolve e chi condanna. Nel caso milanese, come negli altri, il neonato è stato  dichiarato figlio della donna per conto della quale è stata portata avanti la gravidanza, ma l’atto di nascita, precisa il giudice, è stato formato validamente nel rispetto della legge del Paese dove il bimbo è nato, l’Ucraina. Una conclusione che va analizzata, dice il sito Diritto penale contemporaneo, alla luce «degli ovvi rischi di aggiramento dell’inequivoco divieto di maternità surrogata espresso nella legge 40».
(adnkronos)

27 Febbraio 2014
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