inter campione
12:05 am, 3 Maggio 21 calendario

Conte, il trionfo e la rivincita

Di: Redazione Metronews
condividi

CALCIO Un trionfo costruito sulla difesa. Quella della squadra (29 reti subite, la migliore). Ma, anche, quella “giocata” da Conte e dalla società, Marotta in testa, con il coltello tra i denti. Eh sì, perché a un certo punto le cose sembravano mettersi male, e annunciare un altro anno di gramaglie: il Milan campione d’inverno e la vittoria rossonera nel derby del 17 ottobre, l’eliminazione ai gironi della Champions, con lo 0-0 rimediato contro lo Shakhtar… E invece la Beneamata ha centrato il suo sigillo tricolore n° 19, grazie al rocambolesco 1-1 tra Sassuolo e Atalanta e grazie all’aritmetica. Dopo l’anno del Triplete (il 2010), dopo l’ultima Coppa Italia (2011), un altro trofeo nazionale torna ed entra in bacheca. E la gioia ha il sapore della rivincita. Di Conte innanzitutto, a lungo ritenuto un “corpo estraneo” da tanta parte dello scettico popolo nerazzurro, curiosamente dimentico dei trascorsi tra Inter e Juve di Picchi, Altobelli, Boninsegna, Trapattoni… Ma chi, se non Conte, ha avuto la forza di tenere unito il gruppo, stringendo i denti dopo l’uscita dall’Europa maggiore, e chiudere il ciclo vincente juventino che lui stesso aveva aperto?
La cavalcata
La cavalcata iniziata il 14 febbraio (Milan sconfitto a La Spezia, Inter vittoriosa 3-1 sulla Lazio) si è snodata attraverso numeri da paura. E scommesse tenacemente vinte. Hakimi, possente sulla fascia, definitivamente maturato. Perisic rinato (c’è voluta tutta la costanza di Conte per mettergli in testa di giocare come Eto’o, di attaccare e recuperare senza sosta). Eriksen ritrovato, rimesso a lucido dopo una fase interlocutoria e spinto fino a segnare due reti-simbolo: contro il Milan nel derby di Coppa Italia e contro il Crotone sabato. E Darmian: un autentico portafortuna, autore di reti-partita contro il Cagliari e l’Hellas. Non parliamo neanche della coppia d’arieti Lu-La (29 reti il primo, 15 il secondo; in tutto, l’Inter ha il 2° miglior attacco del campionato, 74 reti, a pari merito col Napoli e dietro l’Atalanta a quota 79). Non parliamo di pendolino Barella, il nuovo Tardelli; o di Skriniar, De Vrij, della sconvolgente promessa (già mantenuta) di Bastoni. Mentre i caroselli impazziti, e spesso senza mascherina, impazzano per Milano, Zhang scrive, raggiante: «Grazie a tutti!». Andrea Agnelli gli lancia un «Ben fatto, Steven», seguito da un «Noi torneremo…». Già, torneranno? A volte ritornano; nel caso della Juve, spesso. Tutto dipenderà dalla programmazione e dalle finanze del club. Dopo il Triplete l’Inter non fu capace di ripetersi, forse perché Moratti era troppo legato, sentimentalmente, a quel gruppo. Ora il problema è diverso: Zhang potrà confermare gli ambiziosi programmi di mercato che Conte ha certo in mente? O sarà costretto a cedere pezzi pregiati?
LA FRASE DI CONTE
“Non è stata una scelta semplice andare all’Inter. La squadra non era competitiva, era avversaria della Juventus, dove avevo giocato e che dominava da nove anni. Ma ora vado a dormire contento, rilassato.  Questo scudetto lo colloco tra i successi migliori della mia carriera. Il futuro? Ora è giusto godersi lo scudetto”.
SERGIO RIZZA

3 Maggio 2021
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo