Medio Oriente
12:47 pm, 25 Ottobre 24 calendario
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Riservisti israeliani, in 130 dicono basta ai raid in Libano e a Gaza

Di: Redazione Metronews
Riservisti israeliani
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Riservisti israeliani, in 130 dicono basta ai raid in Libano e a Gaza, a meno che il governo di Tel Aviv non dia garanzie sul processo di pace.

Riservisti israeliani, in 130 dicono basta ai raid in Libano e a Gaza

Oltre 130 riservisti israeliani hanno detto basta, non combatteranno più nella Striscia di Gaza e non lo faranno in Libano. A meno che non venga firmato un accordo per porre fine alla guerra e riportare indietro i 101 ostaggi ancora nell’enclave palestinese. È quanto si legge in una lettera indirizzata al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e al suo ministro della Difesa Yoav Gallant.

A firmarla sono i riservisti che il giorno del massacro di Hamas il 7 ottobre 2023 non esitarono a scendere in campo, anche come volontari. Tra loro c’è anche il riservista Yotam Vilk, da 230 giorni impegnato a combattere nella Striscia di Gaza. «Il 7 ottobre non ho esitato, perché la mia gente è stata uccisa e ho capito che c’era bisogno di salvarla. E c’è ancora bisogno di salvarla, cosa che il governo israeliano non sembra considerare urgente», ha detto alla Cnn in un’intervista telefonica.

Vilk ha spiegato che ritiene che l’operazione militare sia giustificata in alcuni casi, come strumento per raggiungere soluzioni diplomatiche che lavorino verso la pace. Ma, secondo lui, il governo di Benjamin Netanyahu non intende raggiungere questo obiettivo, nonostante «la distruzione a Gaza sia sempre maggiore, la vita dei palestinesi diventi sempre più dura e la vita degli ostaggi israeliani diventi sempre più dura».

Nella lettera si legge che «per alcuni di noi la linea rossa è già stata superata, per altri si avvicina rapidamente: il giorno in cui, con il cuore spezzato, smetteremo di presentarci in servizio».

«Tradito dal mio stesso governo»

La decisione di Vilk di non prestare più servizio è stata difficile. Combattuto tra la sensazione di aver «abbandonato gli ostaggi e lasciato Hamas al comando a Gaza» e quella di «trovarsi a combattere una guerra che avrebbe portato a un’altra occupazione israeliana di Gaza, alla quale non voleva partecipare». Tanto che ha affermato di essere stato “messo in una posizione orribile. Mi sento tradito dal mio stesso governo”, ha detto.

E non è il solo. Max Kresch ha prestato servizio al confine tra Israele e Libano per 66 giorni dopo il 7 ottobre. Ma ora dice di averne avuto abbastanza. Tornato a Gerusalemme alla fine di dicembre, è caduto in una profonda depressione. L’atmosfera era molto «religiosamente militarista», racconta, aggiungendo: «Moltissime delle persone con cui ero si sentiva religiosamente ispirata a combattere questa guerra». Ha ricordato che un soldato gli aveva detto che credeva che fosse un dovere religioso ebraico uccidere i palestinesi di Gaza, compresi i bambini, «perché sarebbero cresciuti e sarebbero diventati terroristi».

 

25 Ottobre 2024
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