Lombardia
11:12 am, 20 Agosto 24 calendario

«Il lago di Garda non è un acquario, salviamo il carpione dall’estinzione»

Di: Patrizia Pertuso
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Fiorenzo Andreoli fa parte dell’Associazione Salvaguardia del carpione del lago di Garda. Non vuole essere chiamato chef, malgrado i suoi trascorsi nelle cucine di ristoranti di tutto il mondo, dall’America alla Russia, perché – dice: “Chef significa capo e io non lo sono. La brigata di cucina è l’insieme di tutto il personale di cucina. Non mi sono mai atteggiato a comandante neanche a San Francisco dove lavoravano tanti ragazzi e ragazze latinoamericani. Quando sono tornato in Italia ho scelto di aprire un agriturismo per realizzare il mio sogno di gestirlo da solo come cuoco, cameriere e lavapiatti. La professionalità ti consente di muoverti e cucinare come se stessi suonando uno strumento. Bisogna passare le mani sui tasti finché tutto diventa un’armonia».

Andreoli ora vive nei pressi di Toscolano Maderno, provincia di Brescia, in quello che prima era il suo agriturismo: una casa nascosta tra una valle in cui svettano alberi di limoni, arance amare e ulivi, e il Monte Baldo che spia dall’alto la riva bresciana del lago di Garda. Ha mantenuto la cucina che usava quando lì c’era l’agriturismo e si diletta a fare il cuoco solo per gli amici che vanno a trovarlo, usando i prodotti della sua terra. Spesso ricorda quando poteva cucinare il carpione, un salmonide che vive nelle acque del Garda e che è stato inserito nel 2006 nella lista rossa dell’IUCN (Unione mondiale per la Conservazione della natura), come specie a forte rischio di estinzione.

Come è nata l’Associazione Salvaguardia del carpione del Lago di Garda?

«E’ nata spontaneamente nel 2014 per salvaguardare il carpione, simbolo insieme alle limonaie di tutta questa zona. Quando facevo il cuoco, tra gli anni ’80 e il 2010, la pesca del carpione non era proibita. Ricordo che all’inizio i pescatori arrivavano a portarmi anche due quintali di carpione. Poi, man mano con il passare degli anni, ne portavano sempre meno perché pescavano sulle freghe».

Cosa sono?

«Sono quei posti dove il carpione va a deporre le uova, zona sabbiose alimentata dalle frane che ci sono nella Gardesana. Questo pesce è un salmonide unico al mondo: depone le uova sui fondali tra gli 80 e i 200 metri di profondità, due volte l’anno, ed è l’unico che lo fa. Perciò non è soggetto a ibridazione».

Ibridazione?

«Le faccio un esempio. La trota lacustre del lago di Garda risale il fiume per deporre le uova, ma dietro di sé ha una scia di trote – marmorata, fario, iridee o di altri tipi – che vogliono andare a fecondarle. Per questo ci sono molti ibridi. Questo pesce ha una memoria rispetto al posto dove va a deporre le uova e la volta seguente tornerà in quel luogo. Quello allevato fuori dal lago e poi reimmesso nelle nostre acque non ce l’ha. Tornando al carpione, le pratiche di allevamento e di ripopolamento ai fini della conservazione non hanno fornito tuttora nessun dato scientifico che ne dimostri l’efficacia. Il rilascio dei carpioni allevati mette a rischio l’integrità genetica della popolazione selvaggia rimasta nel lago. Così, il Garda diventa un acquario, non è più un lago vivo».

Cosa proponete di fare per evitarlo?

«Come Associazione vogliamo la garanzia che la barriera riproduttiva di cui gode il carpione non venga oltrepassata da “materiale di ripopolamento” inquinato geneticamente e non adeguatamente controllato. L’emblema del lago di Garda sono il carpione e le limonaie, un patrimonio identitario irrinunciabile, protagonista dell’esclusività e dell’irripetibilità del nostro ambiente in qualsiasi altra parte del mondo, punta di diamante di un turismo di qualità. Se si punta sul turismo di qualità bisogna puntare anche su di loro».

Il carpione è un pesce molto rinomato in tutto il mondo, conosciuto fin dall’antichità e citato anche in alcune opere letterarie, giusto?

«È rappresentato come il re dei pesci con una corona in testa in questa zona sui capitelli delle colonne nel chiostro di Gargnano risalente al 1200. Gogol lo cita ne “Le anime morte” e Dostoevskij scrive dei limoni del Garda. Si pensava che il carpione fosse anche nel lago Bajkal della Siberia orientale, il più profondo al mondo, ma si è scoperto che vive solo nel lago di Garda».

Quali sono gli obiettivi della vostra Associazione?

«Far conoscere il carpione soprattutto ai gardesani. Questo pesce è noto ai pescatori, ma la sua storia è poco conosciuta. Inoltre vorremmo che le istituzioni delle tre regioni presenti sul Garda, Veneto, Trentino e Lombardia, intervenissero per la sua salvaguardia coinvolgendo nel progetto portatori di interesse con una visione scientifica che si confrontino sulle attività e le finalità della deroga di pesca svolte dalla Regione Lombardia, che secondo noi sono un disastro. Se alla Provincia autonoma di Trento abbiamo inviato una richiesta nel 2018 perché fosse chiusa la pesca del carpione che l’anno seguente è stata vietata, la Regione Lombardia offre ad alcuni pescatori la possibilità di pescare questo pesce per mungerlo, avere le uova e poterlo riprodurre in cattività. Nel 2017 ha immesso nel lago di Garda otto quintali di carpione allevato nelle vasche senza capire che riproducendolo in questo modo è diventato un carpione “domestico”, ibridato, e toglie spazio a quello selvaggio che, lo ripeto, rappresenta una specie unica al mondo».

Cosa chiedete alla Regione Lombardia?

«Vogliamo che ci sia una ricerca scientifica dietro quello che stanno facendo. La Regione Lombardia ha presentato dei progetti alla Comunità europea per avere i finanziamenti per allevare il carpione allegando uno studio che è stato bocciato per ben quattro anni di fila perché mancava di una base scientifica corretta. Si parla del pesce siluro come antagonista del carpione anziché del coregone, pesce alloctono che, immesso in grandi quantità, va in competizione alimentare essendo entrambi pesci planctofoni. Chiediamo risposte chiare a due domande fondamentali: se sia mai stata effettuata, con successo, la chiusura di un ciclo riproduttivo; chiediamo anche quale quota dell’attuale stock riproduttivo deriva da riproduttori selvatici e quali da riproduttori allevati. Vogliamo la garanzia che non si distrugga questa specie».

Mi sembra di capire che da una parte c’è un problema di quantità e dall’altra di qualità…

«La quantità è dovuta al fatto che dal 2017 si immettono carpioni domestici nel lago di Garda. È un controsenso se ci si pensa. Si prendono quei pochi carpioni rimasti, si mungono per avere le uova, le si portano nelle vasche a Desenzano dove vengono allevati nuovi carpioni che poi vengono ributtati nel lago».

Non sarebbe più semplice bloccarne la pesca?

«È quello che vogliamo se non c’è una ricerca scientifica seria alle spalle che garantisca adeguate caratteristiche di rusticità e di integrità genetica di ciò che viene immesso nel Garda».

Mi accennava al problema del cambiamento climatico e a quanto alcune opere abbiano o possano influire sulla sopravvivenza di questa specie…

«Ci sono state delle opere che hanno influito su tutta la popolazione ittica. Sul fiume Toscolano, per esempio, è stata costruita una diga che blocca la sabbia che prima andava ad alimentare le freghe. E questa è una delle cause del calo del pescato. La tutela dell’ambiente per noi è la tutela del carpione. Si spenderà più di un miliardo per la ciclovia del Garda finanziata con soldi pubblici che nascerà dove ci sono le falesie del Garda e sarà una specie di terrazza sul lago. È già stato fatto un prototipo a Limone. Tutto questo per attrarre turisti sul lago di Garda, ma senza rispettare l’ambiente. Quello che non si comprende è che se l’ambiente viene distrutto, anche il turismo morirà».

PATRIZIA PERTUSO

 

20 Agosto 2024
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