Lombardia
12:01 am, 6 Febbraio 23 calendario
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Degani: «Criticai Fontana, ma ora corro con lui»

Di: Redazione Metronews
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Luca Degani, avvocato, già presidente di UNEBA Lombardia (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale), si presenta con la lista Fontana. Una candidatura che ha sorpreso molti, soprattutto dopo le polemiche per la discussa delibera regionale che mise i positivi nelle Rsa. Allora Degani la definì: «Un fiammifero lanciato in un pagliaio».

Avvocato, la sua scelta di correre con Fontana ha fatto piuttosto scalpore. Cosa risponde a chi l’ha accusata di aver fatto una scelta incomprensibile…?
«Credo invece che la mia scelta sia estremamente coerente e se mi ritrovassi in quel momento, in quelle condizioni, rifarei le stesse critiche. Quella delibera è una delle basi della mia scelta di candidarmi. In quella delibera ci si concentrava sugli ospedali senza valutare in profondità quanto stava accadendo nei luoghi di servizio alla fragilità. In quel momento -di cui tutti ricordiamo l’eccezionale drammaticità- le mie critiche erano fondate e credo siano state utili poiché subito dopo la Regione ha messo in atto una netta diversificazione dei percorsi».

Parliamo di sanità: cosa ha imparato la Lombardia dal Covid?
«È innegabile che la Lombardia sia stata la prima area dell’intero emisfero occidentale ad affrontare il ciclone del Covid. Di un ciclone però si conoscono le caratteristiche, gli effetti, le misure per proteggersi. Del Covid non sapevamo nulla. Il mondo non affrontava una pandemia dai tempi dell’influenza “Spagnola”, oltre un secolo fa. Io credo che la lezione più importante che ne abbiamo tratto è la centralità del sistema sanitario come il primo dei “beni comuni” come lo ha definito il Presidente Fontana. Una centralità che non è solo nel momento dell’emergenza, dell’evento catastrofico e imprevedibile come è stato il Covid, ma che riguarda tutto l’universo della cura e dell’assistenza. Centrali sono la prossimità, la territorialità, la domiciliarità, la programmazione, la sussidiarietà e il terzo settore. Una visione strategia a 360° ci permetterà di progettare la sanità dei prossimi decenni a partire da tre concetti guida: bene comune, programmazione, sussidiarietà».

C’è qualcosa che deve cambiare nel rapporto tra pubblico e privato?
«Io credo sia necessario uscire dalla presunta contraddizione pubblico-privato. La sanità è un bene comune. Il pubblico, o meglio, le istituzioni determinano i livelli di assistenza, gli obiettivi, le garanzie per i cittadini. I soggetti sul territorio erogano un servizio che è pubblico per definizione e per diritto, non per la ragione sociale della struttura sanitaria. Proprio attraverso questa logica possiamo costruire una territorialità della cura e dell’assistenza che incide anche sulle liste d’attesa. Faccio un esempio concreto: le circa mille unità di offerta sociosanitaria rivolte alla fragilità in Lombardia, con mediamente 2-3 medici e 10-12 infermieri e che già oggi gestiscono la maggior parte dell’assistenza domiciliare integrata, possono sostenere la medicina di base grazie al supporto tecnologico della telemedicina e a nuovi percorsi formativi per il personale sanitario».

 Questione trasporti: Trenord non funziona. Cosa propone per migliorare la vita dei pendolari?
«Credo che su questo tema vada fatta molta chiarezza. I tanti disagi che affrontano quotidianamente centinaia di migliaia di pendolari lombardi hanno come prima causa la carenza infrastrutturale sulla quale la Regione non può intervenire. Linee spesso obsolete (il 50% delle tratte lombarde è a binario unico), la congestione del nodo di Milano, la saturazione delle tratte principali. La competenza sulle linee è di RFI, cioè Ferrovie dello Stato che, per il momento, ha promesso nel prossimo decennio investimenti per ammodernare le linee ferroviarie lombarde. La Regione da parte sua ha già stanziato risorse per l’acquisto di 222 nuovi convogli, di cui 79 sono già entrati in funzione l’anno scorso. Io credo che più che la messa a gara del servizio, sia necessario che il “monopolista naturale” che gestisce l’infrastruttura investa rapidamente e in maniera adeguata per iniziare a rinnovare una rete che, per quanti convogli nuovi Regione Lombardia possa comprare, non regge la domanda di mobilità attuale».

È ipotizzabile, come avvenuto in altri Paesi, un’offerta gratuita del servizio di trasporto pubblico locale, almeno per alcune categorie?
La gratuità del trasporto pubblico, al momento, è una sperimentazione condotta a livello parziale in contesti molto limitati e in condizioni del tutto particolari. Penso ad esempio al Lussemburgo -che ha avviato questa sperimentazione un anno fa-, la città di Tallin in Estonia, Malta. In Italia c’è il caso di Genova che ha applicato la gratuità per la metropolitana solo nelle fasce orarie di minor afflusso. Credo che ipotizzare un servizio di trasporto pubblico gratuito su scala regionale sarebbe impossibile, sia per motivi tecnici sia economici. Peraltro dobbiamo tenere presente che a livello regionale abbiamo una pluralità di gestori che operano a fronte di domande di mobilità molto diversificate e in contesti estremamente eterogenei. Inoltre il costo del trasporto pubblico -che è considerevolmente aumentato per il caro energia, ad esempio il costo della bolletta energetica di Trenord è aumentata di oltre il 100% tra il 2021 e il 2022- è coperto solo per un terzo da biglietti e abbonamenti il resto è a carico dello stato. Credo invece che si possano intervenire con forme di incentivazione destinate sia a specifiche fasce di reddito sia ad alcune linee specifiche per incoraggiare l’uso del mezzo pubblico al posto dell’auto privata».

La Pianura Padana, e in essa la Lombardia, è l’area più inquinata d’Europa,  quest’anno c’è stata anche la crisi idrica: cosa fare per la transizione energetica e per combattere il cambiamento climatico?
«La questione è complessa. Spesso si usa questa espressione per evitare di dare una risposta puntuale. L’atmosfera è tecnicamente un “sistema complesso” nel quale in interazioni, spesso non lineari, concorrono fattori di ordine geomorfologico e fattori antropici. Nella Pianura Padana questi fattori si sommano: una conformazione orografica che per molte settimane non favorisce lo scambio degli strati atmosferici e un’elevatissima antropizzazione che vuol dire altissima densità abitativa, elevatissima mobilità e grandi aree destinate alla produzione sia agricola, zootecnica e industriale.

Bisogna inquadrare il problema in un’ottica di lunga durata -poiché non esistono formule magiche, né un unico provvedimento risolutivo di per sé-: anzitutto i dati dell’ARPA dimostrano che negli ultimi vent’anni le concentrazioni medie e i picchi stagionali delle polveri sottili sono considerevolmente diminuiti. Questo è dovuto ad una serie di misure messe in campo dalle amministrazioni, indubbiamente anche all’innovazione tecnologica che ha ridotto le emissioni inquinanti dei veicoli, alla conversione degli impianti di riscaldamento.

Non possiamo dire di essere arrivati alla soluzione del problema, ma abbiamo fatto molti passi in avanti. Certamente dobbiamo farne ancora. Quindi insistere sull’efficientamento energetico del patrimonio edilizio, incentivare l’uso del trasporto pubblico, favorire il più possibile la conversione di tutta la filiera energetica per passare alle rinnovabili».

 

Tema Olimpiadi 2026, due questioni: il rischio di ritardi per le infrastrutture e le garanzie per la sostenibilità ambientale di tutta l’operazione: quali saranno i suoi impegni?
«Su questo voglio fare un ragionamento più ampio, da cittadino lombardo e italiano. Non entro nel merito di una o dell’altra opera. Credo che le polemiche non facciano bene ad un appuntamento che è una grande occasione non solo per la Lombardia me per l’intero Paese. Concordo con il Presidente Fontana quando dice che le Olimpiadi invernali del 2026 sono purtroppo l’unico esempio di grande evento non sostenuto dallo Stato. Io sono convinto che saremo capaci di colmare il ritardo e daremo alla Lombardia una splendida vetrina internazionale e assicureremo un’Olimpiade ‘sostenibile’ come è stata definita dal masterplan».

Anche nella regione più ricca d’Italia aumenta drammaticamente la povertà: cosa farà per ridurre la forbice?
«L’aumento delle povertà è evidente anche in Lombardia. I dati positivi sull’occupazione, che vedono la nostra Regione nella parte alta della classifica continentale, non ci mettono al riparo da un’emergenza sociale che sta aggredendo anche chi, soprattutto nelle grandi città, ha un reddito stabile. Per quelle che sono le mie competenze, la mia storia professionale e di studioso del settore della cura e dell’assistenza, dobbiamo evitare che la povertà vada a ledere il diritto fondamentale alla salute e alla cura. Fondamentale quindi rendere sempre più efficiente e prossimo ai cittadini il sistema sanitario: attraverso la programmazione, la sussidiarietà, il coinvolgimento del terzo settore. Altro punto delicato è l’accesso alla casa. I costi dell’abitare, anzitutto nell’area urbana di Milano, ma anche negli altri grandi centri, sono divenuti insostenibili anche per una parte del cosiddetto ceto medio. Dobbiamo dare vita ad un grande patto per l’housing sociale, per l’implementazione di un piano di edilizia privata e accessibile. In questo la Regione può avere un ruolo strategico di regia».

6 Febbraio 2023 ( modificato il 9 Febbraio 2023 | 16:12 )
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