Striscia di Gaza
3:00 pm, 16 Giugno 24 calendario

Netanyahu contro l’Idf: «Inaccettabile pausa, a Rafah proseguono i combattimenti»

Di: Redazione Metronews
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Hamas propone una pausa umanitaria di 11 ore al giorno fino a nuovo avviso per consentire l’ingresso di aiuti nel territorio palestinese. L’Idf accetta. Ma l’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu fa sapere di non saperne nulla e che quella proposta «è inaccettabile». “I combattimenti a Rafah proseguono come previsto”.

La finestra di 11 ore al giorno, dalle 8 alle 19 locali (le 7 e le 18 in Italia), proposta da Hamas nell’area Sud di Gaza, fino a nuovo avviso, punta a  consentire l’ingresso di aiuti umanitari nel territorio palestinese devastato da più di otto mesi di guerra e minacciato dalla carestia.

La pausa proposta da Hamas per consentire l’ingresso di aiuti umanitari

La decisione è stata resa nota stamane all’alba dall’Idf e all’indomani della morte di undici soldati israeliani, di cui otto nell’esplosione di una bomba nella Striscia e altri due oggi. Ma tra l’esercito e i vertici russi ci sarebbe stato qualche errore di comunicazione. L’Idf di fronte al “no” del governo che ha detto di non saperne nulla, ha replicato che lo stesso governo aveva dato loro il mandato di accettare o meno un’eventuale proposta.

La zona interessata alla pausa è quella lungo il percorso che va dal valico di Kerem Shalom alla Salah al-Din Road attraversando il sud di Israele e poi verso il nord del territorio palestinese attraverso la strada Salaheddineverso fino all’area di Khan Younis.

La pausa, si legge in una nota dell’esercito, è stata decisa per consentire «un aumento del volume degli aiuti umanitari che entrano a Gaza» dopo discussioni con l’Onu e con le altre organizzazioni che hanno più volte fatto sapere che gli aiuti che entrano a Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom sono molto difficili da trasportare e distribuire alla popolazione che non ha acqua, cibo e medicine, a causa dei bombardamenti e dei combattimenti.

Nuovo attacco nella Striscia di Gaza, 6 morti tra cui un neonato

Intanto, non appena si è chiusa la finestra umanitaria nelle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza, il territorio palestinese è tornato a essere teatro di attacchi e scontri, uno dei quali, secondo fonti locali, sarebbe costato la vita a sei persone.

L’agenzia palestinese Wafa riporta che in un attacco aereo sul campo profughi di al-Bureij, nel centro della Striscia, sarebbe rimasto ucciso anche un neonato e decine di persone sarebbero rimaste ferite. L’aviazione israeliana avrebbe colpito la casa della famiglia al-Khatib, uccidendo quattro persone, compreso il neonato, e ferendone altre.

In un altro attacco aereo sarebbe stata presa di mira la casa della famiglia an-Najjar, sempre nel campo profughi, provocando l’uccisione di due persone e il ferimento di altre.

Distrutti dai cacciabombardieri e dall’artiglieria anche una serie di edifici residenziali nella zona di Al-Mughraqa, a nord del campo di Nuseirat.

La drastica riduzione degli aiuti nel sud di Gaza

Dal 6 maggio al 6 giugno, le Nazioni Unite hanno ricevuto una media di 68 camion di aiuti al giorno, secondo i dati dell’ufficio umanitario delle Nazioni Unite, noto come OCHA. Questo numero è sceso rispetto ai 168 camion al giorno di aprile e molto al di sotto dei 500 camion al giorno che i gruppi umanitari ritengono necessari. Il flusso di aiuti nel sud di Gaza è diminuito proprio mentre cresceva il bisogno umanitario.

Gli aiuti umanitari bloccati ai valichi di frontiera

Più di un milione di palestinesi, molti dei quali erano già sfollati, sono fuggiti da Rafah dopo l’invasione, affollandosi in altre parti della Gaza centrale e meridionale. La maggior parte ora languisce in tendopoli fatiscenti, utilizzando trincee come latrine, con liquami a cielo aperto nelle strade. Il Cogat, l’ente militare israeliano che sovrintende alla distribuzione degli aiuti a Gaza, ha affermato che non ci sono restrizioni all’ingresso dei camion. Si dice che più di 8.600 camion di tutti i tipi, sia umanitari che commerciali, siano entrati a Gaza da tutti i valichi dal 2 maggio al 13 giugno, una media di 201 al giorno. Ma gran parte di questi aiuti si sono accumulati ai valichi di frontiera e non hanno raggiunto la destinazione finale.

Da quando i camion degli aiuti hanno iniziato a entrare a Gaza dall’Egitto attraverso Kerem Shalom, è arrivato un «rivolo» di aiuti, ha detto recentemente Matthew Hollingworth, direttore per i Territori palestinesi del Programma alimentare mondiale (WFP). «Ma questo deve trasformarsi in un fiume di aiuti se vogliamo evitare che le forme più acute di fame aumentino», ha avvertito, chiedendo che «i corridoi del sud siano completamente aperti».

La Striscia di Gaza, assediata da Israele, è preda di una grave crisi umanitaria, dove il 75% dei circa 2,4 milioni di abitanti sono sfollati a causa della guerra e dove secondo l’ONU la popolazione è minacciata di carestia.

Con il “no” alla pausa umanitaria si affievoliscono le speranze di un cessate il fuoco

La buona notizia arriva però mentre le speranze di un cessate il fuoco sembrano affievolirsi a causa delle richieste contraddittorie di Israele e Hamas che lasciano poche possibilità di vedere realizzato il piano annunciato il 31 maggio dal presidente americano Joe Biden.

Biden ha presentato questo piano come proveniente da Israele. Ma Benjamin Netanyahu lo ha ritenuto incompleto, riaffermando la determinazione del suo governo a continuare la guerra finché Hamas non sarà sconfitto.

Biden ha accusato soprattutto Hamas di aver bloccato l’offerta che prevede, in una prima fase, un cessate il fuoco di sei settimane accompagnato dal ritiro israeliano dalle zone densamente popolate di Gaza, dalla liberazione di alcuni ostaggi detenuti a Gaza e dal rilascio dei palestinesi imprigionati da Gaza.

Hamas ha inviato una prima risposta ai mediatori del Qatar e dell’Egitto, che secondo una fonte vicina alle discussioni, contiene «modifiche» al piano, tra cui «un calendario per un cessate il fuoco permanente e il ritiro totale delle truppe israeliane da Gaza». Richieste che Israele ha sempre respinto.

Intanto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha fatto sapere che si recherà presto a Washington, su invito del suo omologo americano Lloyd Austin, per discutere della guerra a Gaza, ha detto il Pentagono.

16 Giugno 2024
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