Tv Sky
5:00 am, 10 Aprile 24 calendario

«Il Re fa il suo ingresso nell’Inferno della seconda stagione»

Di: Patrizia Pertuso
condividi

Il Re del carcere San Michele torna con otto nuovi episodi dal 12 aprile in esclusiva su Sky e in streaming su NOW. Nel prison drama diretto Giuseppe Gagliardi, il protagonista è ancora una volta Luca Zingaretti, alias Bruno Testori, direttore di un carcere di frontiera che, alla fine della prima stagione, era stato reso prigioniero del suo stesso regno.

Al suo fianco, Isabella Ragonese che interpreta di nuovo Sonia Massini, ora comandante delle guardie penitenziarie del San Michele, Anna Bonaiuto ancora nei panni del pm che indaga sulla rete di illeciti e connivenze che fanno capo a Testori, Laura Lombardo che nella nuova stagione verrà “promossa e trasferita” in un altro tribunale proprio per colpa sua, e Barbora Bobulova, agente dei servizi che lavora nel reparto cybersicurezza nonché ex moglie del Re.

New-entry, Fabrizio Ferracane nei panni di Gregorio Verna, a capo dei servizi segreti, Thomas Trabacchi in quelli di Vittorio Mancuso, un magistrato detenuto al San Michele, Caterina Shulha che sarà Claudia Agosti, l’avvocata di Mancuso, e Stefano Dionisi che interpreterà un detenuto del carcere e che diventerà presto amico di Testori.

Il carcere in cui si svolge la storia è un tipico esempio di panopticon, l’architettura circolare multipiano progettata nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham, che, in uno spazio ristretto, permetteva ad un singolo di avere una visione a 360 gradi su tutto l’intorno. Quanto ha influito il luogo durante le riprese torinesi?

Zingaretti: «Credo che tutto ciò che accade in un determinato posto resti attaccato alle pareti: per questo è stato importante girare lì. Il mio personaggio, Bruno Testori, è un monarca assoluto che aveva governato il carcere con metodi discutibili. In questa stagione si ritrova in una cella buia con i fedelissimi che stanno per essere trasferiti e i detenuti che non vedono l’ora di fargliela pagare. L’ingresso di una persona che gli propone di rimettersi in sella viene vissuto come una possibilità di salvarsi sia da un punto di vista fisico che psicologico. Da qui parte la seconda stagione. Mattia Torre diceva che “l’inferno è pieno di seconde stagioni” perché è sempre difficile mantenere il livello degli esordi e soddisfare le aspettative. Io sono molto felice di come è venuta».

Trabacchi: «I luoghi possiedono una loro energia, quella delle persone che ci vivono o ci hanno vissuto. Non ho avuto alcun problema a girare a Torino: sarebbe stato peggio se avessi dovuto interpretare la Vispa Teresa in quel luogo».

Aragonese: «E’ stato molto faticoso ed è servita molta sintonia tra tutto il cast e i tecnici perché vivere la mancanza dell’alternanza tra giorno e notte ha sradicato i nostri ritmi surclassati da altri che erano scanditi da regole ben precise».

Nel cast, accanto ai “nomi storici”  anche attori ex detenuti. Come è stato il rapporto di Luca Zingaretti con il carcere come istituzione?

«Ho scoperto un lato umano del vivere in carcere che non mi aspettavo: “dentro” nascono amicizie che durano una vita e si compiono gesti di grande tenerezza e umanità. Per esempio, la prima volta che una persona entra, sono gli altri detenuti a fargli avere la cena e a preparargli il letto. Detto questo, “Il Re” non è un film di denuncia: racconta una realtà costretta all’interno di spazi e tempi che facilita l’insorgenza direi quasi automatica di dinamiche conflittuali».

Conflitti che invadono anche il Re…

«Certo. Non riesco a vedere Testori come il male assoluto, ammesso che il male assoluto esista. Mi pongo davanti ai personaggi che interpreto un po’ come farebbe un analista. Il Re pensava di avere una missione che poi è diventata un’ossessione, ma ha un suo senso etico e non cerca il benessere personale. Lo condanno per certe cose, certo, ma non posso non provare empatia e simpatia verso di lui».

Torniamo al carcere. Sembrerebbe che questa serie abbia superato la realtà, visti i recenti fatti di cronaca…

«La situazione delle carceri oggi in Italia è drammatica, peggiorata dall’alta numero di suicidi di detenuti che, viste le loro condizioni psicologiche e psichiatriche, non dovevano stare in galera. Sono aumentati anche i suicidi degli agenti di custodia perché ormai si muovono in strutture fatiscenti, prive di quelle prerogative che dovrebbero fare della detenzione un luogo di redenzione e di reintegro nella società. Veniamo da un periodo terribile, quello della pandemia, che pensavamo ci avrebbe reso migliori. Invece ne siamo usciti più incazzati di prima. Il pensiero semplice di una destra che dà risposte semplici a domande complesse sta avendo la meglio dappertutto. Mi auguro che la situazione possa cambiare anche se non sono ottimista: da quando ero ragazzino sento parlare due cose, la crisi del cinema e quella del sistema carcerario».

In una scena Il Re dice a Sonia Massini/Ragonese: «La verità è un lusso che non ci possiamo permettere». È davvero così?

Zingaretti: «Sicuramente. Viviamo in un contesto in cui non c’è una grande cultura della verità. Ci sono bugie e mezze verità dette a fin di bene che accettiamo al posto di qualche verità sulla quale è meglio glissare. Perché potersela raccontare è un lusso».

Aragonese: «Come attrice sogno di fare sempre cose diverse. Vero è che finora ho interpretati più personaggi positivi. Ma non è detto che personaggi così così ombrosi come questo non mi somiglino di più».

Signora Aragonese, chi è Sonia Massini?

«Mi ritrovo a pensare a lei come se fosse un Amleta, un personaggio shakespeariano combattuto nel dubbio. Molto di quanto vive avviene nella sua testa e prova un’immensa ammirazione verso Testori ma, nello stesso tempo, ha anche paura di poter diventare come lui. Queste due dinamiche sono molto più accentuate in queste seconda stagione in cui è costretto ad agire, a compiere scelte attive. Non posso dire di più. Aggiungo solo che grazie alla serialità ho avuto la possibilità di affinare questo personaggio fin nelle più piccole cose come gli sguardi e le tensioni».

Thomas Trabacchi, lei veste i panni di Vittorio Mancuso, un magistrato detenuto al San Michele, che sembra un po’ il “doppio” del Re.

«Drammaturgicamente ha un inizio molto potente. Anche lui perde tutto il potere che ha e diventa un animale ferito e impaurito. Sembra essere una vittima a tutti gli effetti, ma forse non lo è fino in fondo».

A difendere Mancuso rinchiuso nel carcere c’è l’avvocata Claudia Agosti interpretata da Caterina Shulha. Che ci dice del suo personaggio?

«Claudia è un personaggio molto coraggioso. Anzi colgo l’occasione per ringraziare gli sceneggiatori per aver fatto capire attraverso questa avvocata che si può essere carina e brava allo stesso tempo. Sì, si può fare. Claudia entra ne mondo oscuro del carcere e ci porta una luce. Riesce anche a tenere testa a Bruno Testori, il Re Zingaretti. Devo ammettere che ho avuto un po’ d’ansia prima di iniziare a lavorare con lui: lo ammiravo molto ma non lo conoscevo. Quindi subivo una sorta di timore referenziale.Claudia E Bruno nella serie sono due mondi opposti. A volte l’uno trascina l’altra nel proprio universo o viceversa. Ma si tengono sempre testa l’un l’altro».

Zingaretti, ci sarà una terza stagione de “Il Re”?
«Al momento non è prevista e secondo me ci starebbe pure. Per adesso non muoio, quindi chissà, tutto può essere…».

Dov’è che Luca Zingaretti si sente Il Re?

«Le dirò: io sono per la Repubblica…».

Un’ultima domanda. Vado sul personale. Sua moglie ha dichiarato che lei soffre della sindrome del “pane e mortadella”: che malattia è?

«Anni fa mentre stavo lavorando tantissimo mi chiesero di andare in un paesino sperduto a leggere quasi gratuitamente brani tratti da non mi ricordo più quale opera. Io non ci volevo andare perché ero molto stanco ma la mia vocina interiore mi disse: “Che fai il fighetto? Vai a lavorare, forza!”. E così andai. La sindrome del “pane e  mortadella” si riferisce a quello che mangiavo agli inizi della mia carriera ed è rimasta come una specie di citazione tra Luisa (Ranieri, ndr) e me quando ci  diciamo: “Che fai pane e mortadella? Dai, vai a lavorare!”».

PATRIZIA PERTUSO

 

 

10 Aprile 2024 ( modificato il 9 Aprile 2024 | 17:53 )
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo