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4:15 pm, 5 Ottobre 23 calendario

Strage bus, il guard rail del cavalcavia era stato rappezzato di recente

Di: Lorenzo Grassi
Il guard rail
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Il guard rail del cavalcavia di Mestre, da dove martedì scorso è volato giù il bus provocando 21 vittime, era stato integrato con la sostituzione di due brevi tratte prima e dopo il “buco” tra maggio 2022 e aprile 2023. Nella prima data, infatti, su Google Street si notano due vistosi danneggiamenti; mentre nell’immagine più recente spiccano due guard rail luccicanti. La deformazione della barriera appare già presente a maggio 2022 e persino a settembre 2020 e anche prima. Segni di colpi del passato e, allo stesso tempo, spia di una apparente particolare incidentalità dell’innesto stradale della Rampa Rizzardi. «Se il guard rail fosse fatiscente lo valuteranno i tecnici che nomineremo a breve – ha detto il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi – sarà disposta una consulenza per valutare come era la situazione di fatto. Per il momento non abbiamo ancora acquisto carte».

Il guard rail sotto sequestro

Alberto Rizzato, l’autista del bus precipitato dal cavalcavia di Mestre, procedeva alla velocità di sei chilometri orari in corrispondenza di quello che è stato definito il “buco” del guard rail. Lo ha riferito Massimo Fiorese, ad della società “La Linea”, proprietaria del mezzo. La velocità sarebbe stata invece di 36 chilometri orari quando il bus ha cominciato a a sbandare. «Ci vuole tempo per fare accertamenti, la giustizia non è uno show», ci ha tenuto a precisare il procuratore Cherchi, che intanto ha fatto sapere di avere concesso il “nulla osta” per la restituzione delle salme alle famiglie. Un passaggio arrivato dopo che le 21 vittime sono state tutte identificate. Non ci sarà nessuna autopsia, salvo quella sul corpo dell’autista Alberto Rizzotto programmata per oggi pomeriggio (ma per gli esiti occorrerà aspettare un po’).

Difficile raccogliere testimonianze

Resta a carico di ignoti il fascicolo per omicidio colposo plurimo; mentre il procuratore Cherchi ha sottolineato la «difficoltà» nel poter sentire i feriti. «Li stiamo sentendo man mano che è possibile sentirli, è difficile non solo in senso fisico ma anche psicologico. Molti di questi feriti hanno perso i parenti stretti, sono in condizioni molto delicate, stiamo cercando di avere un atteggiamento equilibrato tra le esigenze dell’indagine e la situazione di ciascuno in un contesto molto drammatico». Sui racconti di chi è stato già sentito, «parliamo di soggetti che tornavano a casa dopo una giornata in giro, molti erano stanchi, qualcuno dormiva o non si è accorto di niente; c’è una varietà di reazioni».

5 Ottobre 2023
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