Salario minimo
11:59 am, 12 Agosto 23 calendario

Salario minimo: la proposta del Cnel, che tutti volevano abolire

Di: Redazione Metronews
condividi

Della sua sede prestigiosa, villa Lubin già si parlava della possibilità di trasformarla in un albergo di lusso. Ma il Cnel, Consiglio Nazionale per l’economia e il lavoro, dato per morto varie volte per scarsa produttività (22 proposte di legge in 70 anni e abbondanza di costi, come l’araba fenice è tornato in auge su iniziativa della premier Giorgia Meloni che ha affidato a Renato Brunetta, che lo presiede, il compito di dirimere la questione del salario minimo, che non piace al Governo ma piace alle opposizioni, tranne Renzi. Al quale va detto non piace nemmeno il Cnel: dai tempi del referendum costituzionale, bocciato, ne propone l’abolizione e in queste settimane è tornato alla carica con una raccolta di firme. Ma per la verità anche il governo gialloverde a suo tempo presentò una proposta di abrogazione. E anche il Pd elaborò una proposta di radicale riforma.

Il Cnel risorge come l’araba fenice

Fatto sta che ora l’organismo inserito nel 1948 in costituzione composto di “esperti e rappresentanti delle categorie produttive in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa”, “organo di consulenza delle Camere e del Governo” con “iniziativa legislativa” riacquista un ruolo perduto. Una manovra dilatoria, secondo le opposizioni –Meloni ha dato due mesi di tempo al Cnel per formulare una proposta sui salari -che vanno avanti a raccogliere firme sulla loro proposta sul salario minimo a 9 euro.

I punti della proposta

Già nei mesi scorsi comunque era stato elaborato un documento, presentato da Brunetta alla commissione Lavoro della Camera con otto proposte.
1. La necessità di un profondo e significativo coinvolgimento e confronto con le parti sociali.
2. Non limitarsi all’alternativa salario minimo per legge sì o no, ma affrontare, a monte, i problemi che ostacolano la crescita dei salari dei lavoratori, tra cui i ritardi nei rinnovi contrattuali aggravati dalla crescita del costo della vita e dall’elevato cuneo fiscale, dall’impatto della precarietà, del part-time involontario e del “lavoro povero”.
3. Affrontare il nodo della bassa produttività.
4. Intervenire sul dumping contrattuale che rischia di impattare negativamente sulla qualità della contrattazione collettiva.
5. Contro i contratti pirata, far riferimento al trattamento economico come determinato dal Ccnl di riferimento.
6. Intervenire sui bassi salari dal lato della riforma fiscale.
7. Favorire un pieno sviluppo a tutti i livelli della contrattazione, al fine di rispondere in maniera strutturale, con soluzioni di medio e lungo periodo, alle criticità presentate.
8. Indicare il Cnel come sede del National Productivity Board per l’Italia, previsto da una raccomandazione della Ue. Inoltre viene proposto di rilanciare la connessione tra salari e andamento di impresa. Tra le forme di decontribuzione per le imprese si ipotizza di favorire le forme di partecipazione dei lavoratori, con una più forte legislazione fiscale di sostegno, a partire dalle soluzioni di profit sharing.

12 Agosto 2023
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo