caso colombia
1:57 pm, 6 Giugno 23 calendario

Armi alla Colombia, 8 indagati. Perquisizioni nei confronti di D’Alema e Profumo

Di: Redazione Metronews
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Ammonta a oltre 4 miliardi di euro il valore economico delle forniture di aerei, sommergibili e navi alla Colombia sulle quali si sono concentrate le indagini della Procura di Napoli che vedono coinvolti, tra gli altri, l’ex premier Massimo D’Alema e l’ex ad di Leonardo Alessandro Profumo.

Perquisizioni

Gli indagati, si legge nel decreto di perquisizione personale e locale e di perquisizione informatica eseguito oggi dalla Digos, si sarebbero “a vario titolo adoperati quali promotori dell’iniziativa economica commerciale di vendita al Governo della Colombia di prodotti delle aziende italiane a partecipazione pubblica Leonardo (in particolare aerei M 346) e Fincantieri (in particolare corvette, piccoli sommergibili e allestimento cantieri navali), al fine di favorire ed ottenere da parte delle Autorità colombiane, la conclusione degli accordi formali e definitivi aventi ad oggetto le descritte forniture ed il cui complessivo valore economico ammontava a oltre 4 miliardi di euro”.

Un M346

Indagati

Sono 8 le persone indagate dalla Procura di Napoli per la presunta intermediazione per la vendita alla Colombia di navi, sommergibili e aerei militari prodotti da Fincantieri e Leonardo. Oltre all’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema e all’ex ad di Leonardo Alessandro Profumo, sono indagati i due broker pugliesi Francesco Amato, 39 anni, ed Emanuele Caruso, 44 anni, l’ex responsabile della Divisione Navi militari di Fincantieri Giuseppe Giordo, 58 anni, il commercialista Gherardo Gardo, 52 anni, Giancarlo Mazzotta, 53 anni, e Umberto Claudio Bonavita, 50 anni.

Secondo la Procura partenopea, si legge nel decreto di perquisizione eseguito oggi dalla Digos, Francesco Amato ed Emanuele Caruso “operavano quali consulenti per la cooperazione internazionale del Ministero degli Esteri della Colombia” e, “tramite Giancarlo Mazzotta, riuscivano ad avere contatti con Massimo D’Alema, il quale per il curriculum di incarichi anche di rilievo internazionale rivestiti nel tempo (ex presidente del Consiglio ed ex ministro degli Esteri), si poneva quale mediatore informale nei rapporti con i vertici delle società italiane, ossia Alessandro Profumo quale amministratore delegato di Leonardo e Giuseppe Giordo quale direttore generale della Divisione Navi Militari di Fincantieri”.

L’operazione, si legge ancora nel decreto di perquisizione, “era volta a favorire ed ottenere da parte delle autorità colombiane la conclusione degli accordi formali e definitivi aventi ad oggetto le forniture e il cui complessivo valore economico ammontava a oltre 4 miliardi di euro”. Per ottenere ciò, secondo i pm napoletani, Amato e Caruso “offrivano e comunque promettevano ad altre persone, che svolgevano funzioni e attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio presso le autorità politiche, amministrative e militari della Colombia, il corrispettivo illecito della somma di 40 milioni di euro, corrispondenti al 50% della complessiva provvigione di 80 milioni di euro prevista quale ‘success feè, determinata nella misura del 2% del complessivo valore di 4 miliardi di euro delle due commesse in gioco e da corrispondersi in modo occulto”.

La somma complessiva di 80 milioni di euro “era in concreto da ripartirsi tra la parte colombiana e la parte italiana attraverso il ricorso allo studio legale associato americano Robert Allen Law, con sede in Miami (segnalato ed introdotto dal D’Alema quale agent e formale intermediario commerciale presso Fincantieri e Leonardo) rappresentato in Italia e per la specifica trattativa da Umberto Bonavita e Gherardo Gardo”. Lo studio legale si sarebbe adoperato “per la predisposizione e la sottoscrizione della contrattualistica simulatoria e formalmente giustificativa della transazione finanziaria e dei veicoli societari, bancari e finanziari in concreto predisposti per il transito, la ripartizione e la finale distribuzione della somma, a cui non faceva infine seguito la formalizzazione dei contratti per l’intervenuta interruzione delle trattative a causa della mancata intesa sulla ulteriore distribuzione della predetta somma tra le singole persone fisiche costituenti la parte italiana e la parte colombiana”.

“Il presidente D’Alema – ha detto il suo legale Luongo – ha fornito la massima collaborazione all’autorità giudiziaria. Siamo certi che sarà dimostrata la più assoluta infondatezza dell’ipotesi di reato a suo carico”.

Salvini: “Non godo delle disgrazie altrui”

“Io non godo delle disgrazie altrui e delle inchieste altrui. Però non conosco gli atti. Non gioisco, mentre a sinistra gioiscono quando qualcuno è indagato o perquisito, io no. Spero che venga fatta chiarezza”. A dirlo è il ministro Matteo Salvini, parlando dell’inchiesta che vede coinvolti l’ex premier Massimo D’Alema e Alessandro Profumo.

Matteo Renzi leader di Italia Viva

Renzi: “A differenza sua, noi garantisti davvero”

“Domani sul Riformista non troverete nessun articolo riguardante l’avviso di garanzia a Massimo d’Alema. Non vogliamo leggere le sue intercettazioni sui giornali, non vogliamo vedere pubblicati i suoi estratti conto, non vogliamo conoscere i messaggi che si è scambiato con i suoi finanziatori cui speriamo non abbiamo perquisito le case, non vogliamo sapere quanto e come ha pagato la barca o la tenuta in chi produce il suo vino”. Così Matteo Renzi su Fb.
“Per noi Massimo D’Alema è un cittadino innocente: per noi e soprattutto per la Costituzione italiana. A differenza di quello che ha fatto D’Alema in molti passaggi della sua carriera politica non useremo la clava delle inchieste per regolare i conti con un avversario politico. Noi siamo garantisti davvero”.
“E il nostro giornale non ospiterà nessun gioco di sponda tra uffici giudiziari e redazioni che in passato sono stati strumentalmente utilizzati anche dalla parte politica guidata dall’allora onorevole Massimo D’Alema. Colui che disse: Renzi cadrà per via giudiziaria e i problemi arriveranno da Napoli, sappia che Il Riformista non parteciperà al suo linciaggio. Perché noi amiamo la politica e siamo garantisti, non scegliamo le scorciatoie tipiche del giustizialismo”.

6 Giugno 2023
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