Firenze
5:36 pm, 22 Novembre 22 calendario

Il Duomo di Firenze era a colori, la scoperta durante i restauri

Di: Redazione Metronews
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Il Duomo di Firenze era a colori: la scoperta è stata fatta durante il restauro della Porta dei Cornacchini, iniziato a settembre 2021 e terminato da pochi giorni. Grazie a questi lavori sono state scoperte estese tracce di colore sul gruppo scultoreo in marmo della Madonna col Bambino e Angeli adoranti, realizzato tra il 1359 e il 1360, che confermano che il gruppo scultoreo era in origine policromo.

Sotto lo sporco, la decorazione a colori

Rimuovendo considerevoli depositi di sporco superficiale e fenomeni di degrado di varia natura, i restauratori hanno portato alla luce la preziosa decorazione damascata della veste del Bambino, priva della lama metallica oramai perduta, la pupilla dell’occhio sinistro della Vergine e, in aree circoscritte, il colore azzurro – verde dell’interno del manto della Vergine e tracce di rosso sull’esterno oltre i toni di panna-avorio della veste dell’angelo sinistro.

E’ la prima volta che vengono ritrovate tracce così estese di colore su sculture che decorano o decoravano l’esterno del Duomo di Firenze. In precedenza erano stati individuati minuscoli segni di doratura e di colore azzurro su altre sculture della Cattedrale. Con ogni probabilità la Madonna col Bambino e Angeli adoranti non era l’unica delle decorazioni scultoree policrome del Duomo di Firenze, che oggi appaiono del colore bianco del marmo.

Degrado e interventi estetici e conservativi avevano spento i colori

Fenomeni di degrado, ma anche interventi estetici e conservativi, eseguiti nei secoli precedenti, hanno contribuito alla loro perdita. Un Duomo, dunque a colori, che insieme ai marmi bianchi, verdi e rosa delle facciate esterne e ai mosaici di color rosso e oro della facciata arnolfiana Canonici doveva togliere il fiato per la bellezza.

Il restauro del Duomo di Firenze

Il restauro della Porta dei Cornacchini e del rivestimento marmoreo del lato nord della Cattedrale di Firenze, per un totale di oltre mille metri quadrati, è stato commissionato e diretto dall’Opera di Santa Maria del Fiore con il contributo della Fondazione CR Firenze sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato.  L’intervento è stato eseguito dai restauratori della Leonardo.

La policromia nascosta

Purtroppo non rimane molto della policromia della Madonna col Bambino e Angeli adoranti nel Duomo perché sulla maggior parte delle superfici del gruppo scultoreo è presente uno strato compatto di ossalato di colore bruno, che le indagini diagnostiche stratigrafiche hanno dimostrato essere a diretto contatto con il marmo, e sopra al quale si distingueva nettamente un altro strato costituito da depositi superficiali e da un prodotto al fluorosilicato, steso in un intervento degli anni 50 del Novecento.

Lo strato bruno è plausibilmente il prodotto finale di uno scialbo a base proteica con funzione protettiva e al contempo estetica che ha subito nel tempo un’alterazione cromatica inscurendosi. In accordo con la Soprintendenza è stato scelto di rimuovere i depositi superficiali e il prodotto a base di fluorosilicato e di lasciare lo strato bruno che è un protettivo naturale ed ha permesso di preservare il marmo della scultura che risulta in buono stato conservativo.

L’intervento sulle parti restaurate

Per le altre sculture presenti sulla porta, che si presentavano con le caratteristiche di degrado tipiche dei materiali come il marmo bianco di Carrara esposti all’esterno, si è intervenuti con ablazione laser, impacchi localizzati di reagenti e solventi come il carbonato d’ammonio, l’uso dei biocidi per l’eliminazione della patina biologica.

Un intervento specifico hanno richiesto i due leoni stilofori alla base del portale: in particolare quello di destra mancante della mascella ma anche la leonessa a sinistra priva di un orecchio, parte della mascella e delle zampe anteriori.

Il Cardinale Betori: «L’importanza della porta»

«Potrà sembrare strano che sia data tanta importanza a una Porta di una chiesa, ma in realtà la porta per una chiesa è molto importante perché è il collegamento tra quello che si celebra nell’edificio e la vita normale delle persone – spiega il cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo Metropolita di Firenze -. Quindi è bello che la nostra Opera di Santa Maria del Fiore abbia potuto restaurare questa porta; fra l’altro è la porta che dava dirimpetto alle mura della città ed è quella da cui entravano i carichi di lana che venivano poi lavorati. Era una porta quindi legata all’economia, alla vita civile, alla vita delle famiglie della città. Ecco allora che salutiamo con favore questo restauro e chiediamoci come entriamo ma anche come usciamo dalle porte delle nostre chiese».

Vaccaro: «In passato tutte le sculture erano policrome»

Per Vincenzo Vaccaro, consigliere dell’Opera del Duomo «La novità che abbiamo trovato in questo restauro della Porta dei Cornacchini è una notevole presenza di policromia sulle statue della Madonna col Bambino e Angeli adoranti. Questo ci fa capire come in passato tutte le sculture della cattedrale erano policrome, ma nel tempo, forse nell’Ottocento o nei primi del Novecento, la policromia è andata perduta per restauri che non tenevano conto della conservazione come invece facciamo oggi».

Verdon: «Firenze era una città molto a colori»

«L’emozionante scoperta di policromia sulle figure della Porta dei Cornacchini della Cattedrale di Firenze – spiega Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera del Duomo a Firenze – ci ricorda che la Firenze della fine del Trecento inizi del Quattrocento era una città molto colorata, basti pensare al pavimento di Piazza del Duomo che era in cotto e i marmi bianchi, verdi e rosa che spiccavano su questo fondale rosso. La cattedrale aveva anche statue dipinte con dorature sulle ali degli angeli e sulle vesti, quindi una festa, una festa che abbiamo dimenticato e che ora iniziamo a riscoprire».

 

22 Novembre 2022
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