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11:00 pm, 13 Ottobre 22 calendario
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Nayt: «Vorrei che il rap fosse compreso da tutti»

Di: Orietta Cicchinelli
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Dopo il pienone al Fabrique di Milano, Nayt (al secolo William Mezzanotte, classe 1994) sbarca a Roma per due attesi live già sold out all’Orion (Ciampino, venerdì 14 e sabato 15 ottobre). Con il suo Mood/Doom tour l’artista, tra i nomi più prolifici e innovativi del rap, farà il giro d’Italia e toccherà , tra l’altro a Bologna (17), Torino (19 ottobre Hiroshima Mon Amour) e Firenze (23 ottobre).

Nayt che effetto fa tornare live con i palazzetti pieni?

«È qualcosa che aspettavo con ansia e desideravo da tanto. Speravo che andasse bene e che fosse uno show all’altezza delle aspettative mie oltre che del pubblico. E come prima tappa è andata bene. Un’esperienza assurda».

Cosa combinerà a Roma?
«Lo vedrete… Sarà uno show intenso, due ore di live con due dischi importanti che non ho mai suonato prima d’ora live, con momenti up alternati a momenti introspettivi più seri e più intimi. Mi aspetto tanta unione».

Il suo ultimo album “Doom” (uscito esattamente un anno fa) è il più introspettivo: dà voce a problematiche personali e sociali. Come lo definirebbe a distanza di un anno?
«La coincidenza vuole che il 29 ottobre chiuderò i live d’autunno e proprio in quella data uscì il disco nel 2021! Difficile metabolizzare un album anche a distanza di tempo. Comunque, è un progetto di cui sono molto fiero ed è da poco che sono fiero dei miei progetti. Doom è più maturo dei precedenti lavori: oggi sono più coraggioso e sempre sincero, sia dal punto di vista dei contenuti che della musica. Volevo qualcosa che andasse oltre, volevo sperimentare ma non a tutti i costi. Ci sono in giro tante persone, non solo tra i rapper, che si appoggiano a delle basi o su cose che sono andate bene e campano di rendita. Li capisco, ma io non sono così».

Nayt e le responsabilità

“Non voglio fare cose normali” è il titolo dell’autobiografia uscita nel 2020. Nayt ci sta riuscendo?
«Sì! Il verbo volere è al primo posto per me: mi adopero per trasformare la volontà in qualcosa di concreto. Nel mio piccolo, sto cercando di dar forma alla mia visione, ai miei obiettivi e alle mie ambizioni. Lo faccio per necessità: ho bisogno di esprimermi».

Secondo qualcuno, le canzoni non vogliono insegnare nulla, ma solo raccontare e suscitare emozioni. Voi artisti, però, da sempre siete modelli di riferimento per i giovani…
«Posso capire chi non vuole insegnare nulla, ma nell’arte come nella vita, la responsabilità c’è quando scegli di prendertela. Io mi sento responsabile verso le persone che amo, mi sento responsabile anche del loro benessere, come avverto il dolore che si riversa nel mio pubblico. Non riesco a non sentirmi responsabile. Poi posso persino capire chi la responsabilità non se la prende: ma è come scegliere di non uscire di casa perché ti potrebbe cadere un vaso in testa».

Nayt, c’è chi vi demonizza…
«Il rap ha così tante ramificazioni, con sottogeneri diversi, messaggi diversi e quindi la confusione pure da parte di chi opera nel settore è normale. Ma bisogna fermarsi ad ascoltare per capire davvero».

Un progetto, un sogno…
«Ho tante idee, non voglio limitarmi a fare solo il compitino del disco! Innanzitutto, cerco di lavorare per portare il rap a un livello più alto. Vorrei che fosse più compreso in Italia anche dal popolo. Vorrei portarlo ovunque: vorrei, insomma, che il rap diventasse parte integrante della nostra cultura».

 

13 Ottobre 2022
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