Russia
5:29 pm, 23 Agosto 22 calendario

Attentato Dugina, funerali tra accuse, misteri e false piste

Di: Redazione Metronews
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Centinaia di persone hanno partecipato a Mosca ai funerali di Darya Dugina, la figlia 29enne dell’ideologo ultranazionalista Alexander Dugin, uccisa sabato nella regione di Mosca quando il suv sul quale viaggiava è stato fatto esplodere con un ordigno azionato a distanza. Sarebbe stato il padre, il vero obiettivo dell’attentato, di cui Mosca accusa i servizi ucraini mentre Kiev respinge con forza le accuse: i media russi citano testimoni secondo cui il suv apparteneva a Dugin e lui avrebbe deciso all’ultimo momento di viaggiare su un altro veicolo. «E’ morta per il popolo, per la Russia» ha detto Dugin alla commemorazione. Ieri il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto sull’assegnazione postuma dell’Ordine del Coraggio alla Dugina. Per Dugin la morte della figlia è stata causata da «un atto di terrorismo del regime nazista ucraino» e ora, ha commentato ieri con un riferimento al conflitto in Ucraina, «abbiamo bisogno solo della vittoria».

Già trovata la colpevole dell’attentato a Dugina

Per gli inquirenti russi l’attentato avrebbe già una colpevole, con tanto di nome e cognome, naturalmente ucraina, ma i dubbi sono molti. Molte le ipotesi alternative che circolano sotto traccia:  da un possibile inizio di resistenza militante russa, all’attentato false flag (un depistaggio)  dell’Fsb per giustificare un’eventuale giro di vite interno volto a puntellare il consenso di Vladimir Putin o per spingere il presidente a decisioni più radicali in Ucraina.

Non è ancora chiaro se l’obiettivo dell’autobomba fosse Daria o il più noto padre che all’ultimo non è salito in auto con la figlia. La ricostruzione fornita dall’Fsb sembra accreditare la prima ipotesi in quanto la presunta killer – la cittadina ucraina Natalya Pavlovna Vovk, anche membro del Battaglione Azov arrivata in Russia con sua figlia il 23 luglio,- avrebbe affittato un appartamento nello stesso stabile di Dugina per studiarne i movimenti. Sia Kiev che Azov hanno smentito ogni coinvolgimento. L’ordigno azionato a distanza era posizionato sotto il sedile del guidatore ed aveva una carica tale da far pensare che lo scopo fosse uccidere. Probabilmente è stato piazzato mentre l’auto (una Toyota Land Cruise Prado) era nel parcheggio del parco museo Pushkin a Zakharovo dove i Dugin partecipavano al festival Tradizione, ma le telecamere di sorveglianza erano spente da due settimane. Dopo l’attentato, Vovk e sua figlia sono partite per l’Estonia attraverso la regione di Pskov. Questa versione in cui anche un solo sicario ma già nelle liste di Azov e quindi in teoria attenzionato dai servizi possa muoversi per settimane indisturbato su suolo russo e per di più riuscendo a fuggire fa dubitare dell’efficienza dell’intelligence russa in un momento in cui l’attenzione dovrebbe essere massima. Mosca ha detto di volere l’estradizione di Vovk, ma al momento Tallin sostiene di non aver ricevuto domanda ufficiale.

Poco credibile l’unica rivendicazione

Ieri c’era stata una rivendicazione dell’autobomba, da parte dell’Esercito repubblicano nazionale, un neonato gruppo partigiano russo che ha pubblicato un manifesto che invita a rovesciare l’”usurpatore» Putin e chiede ai russi di unirsi nella lotta. Ad annunciare la nascita del gruppo di resistenza è stato l’ex deputato russo fuggito da anni a Kiev, Ilya Ponomarev, su cui però la stessa opposizione all’estero ha nutrito subito dei dubbi. Ponomarev da tempo cerca di organizzare una resistanza dall’esterno ma al momento i suoi tentativi non avevano avuto successo se non online.

Per Kiev Mosca responsabile

Il capo del Consiglio di difesa e sicurezza nazionale dell’Ucraina, Oleksiy Danilov, afferma di aspettarsi che Mosca «organizzi una serie di attacchi terroristici nelle città russe». «In Russia è in calo il sostegno alla guerra – ha scritto su Twitter – Il Cremlino ha bisogno di una mobilitazione pubblica. Si prevede che l’Fsb organizzi una serie di attacchi terroristici nelle città russe con molte vittime civili. Dugina è la prima. A differenza della Russia, l’Ucraina non è in guerra con i civili».

Chi era Dugina

Darya Dugina si è laureata in Filosofia all’Università statale di Mosca dove era considerata come una delle studenti più brillanti del suo corso, in un periodo in cui non sembrava essere assolutamente interessata alla politica, come ricostruisce il sito di notizie online Meduza. Suonava piuttosto il flauto e componeva musica elettronica. Ha poi vinto una borsa di studio per l’Università Montaigne di Bordeaux, che ha frequentato dal 2012 al 2013. E’ solo alla fine degli anni Dieci del Duemila, tornata in Russia, che inizia a comparire come “commentatrice politica” sui media e a sostenere idee euroasiste, l’eccezionalismo russo in opposizione all’Europa occidentale, di cui da tempo il padre era un fautore. Ha quindi cominciato a sostenere Marine Le Pen e Donald Trump. La Russia si sarebbe elevata, diceva, come “isola di libertà” e “fronte anti totalitario” contro “le dittature liberali”.
Il 24 febbraio, poche ore dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, aveva scritto di aver avuto una premonizione dell’operazione, a conferma del carattere messianico che aveva iniziato a incarnare: «Avevo in testa lo slogan, ‘che sia impero e che l’impero si realizzi entro il mio risveglio».

 

 

23 Agosto 2022
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