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10:29 pm, 6 Luglio 22 calendario

Boris Johnson: “Non mi dimetto”. A Londra ormai è caos

Di: Redazione Metronews
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Boris Johnson non molla, non ha alcuna intenzione di dimettersi stasera e anzi prepara la riscossa.

Dopo l’incontro a Downing Street con un gruppo di ministri rimasti in carica che lo hanno intimato di fare un passo indietro, il primo ministro continua a resistere agli appelli perché lasci la carica. Johnson starebbe anzi preparando un discorso sul rilancio dell’economia e cercando di colmare i posti lasciati vacanti dalle 38 persone che si sono dimesse solo nella giornata di oggi, per protesta contro la sua leadership.

Johnson “licenzia” subito il ministro Gove

Il primo ministro britannico ha sollevato dall’incarico, Michael Gove, ministro responsabile per la lotta alle diseguaglianze economiche. Figura in vista del governo, Gove, secondo i media britannici, avrebbe oggi chiesto a Johnson di dimettersi in una conversazione privata. Chris Mason, caporedattore del dipartimento politico della Bbc, ha riferito su Twitter che, secondo fonti interne al partito, Johnson avrebbe voluto punire Gove per la sua slealtà. In molti nella cerchia ristretta del premier avrebbero identificato in Gove uno dei registi delle manovre per ottenerne la rimozione.

Situazione senza precedenti, crisi di livello costituzionale

Secondo i pochi rimasti al suo fianco, in caso di dimissioni ci sarebbero tre mesi di caos nel partito per trovare il successore e le probabilissime conseguenti elezioni anticipate porterebbero alla vittoria certa dell’opposizione. Nadine Dorries, la segretaria per il digitale e la Cultura britannica, resta, almeno per ora, fedele al premier britannico. Lui, ha detto uscendo da Downing Street, “vuole continuare a battersi. Pensa di avere abbastanza sostegni intorno a lui per andare avanti”.

Ma si tratta di una situazione senza precedenti quella di un primo ministro britannico che si trova un governo falcidiato dalle dimissioni eppure rifiuta di farsi da parte. Solo oggi hanno lasciato l’incarico in 39 fra ministri e collaboratori ministeriali. Superato ampiamente il record del 1932 quando si dimisero 11 ministri in un solo giorno. Il problema, per i conservatori, è come gestire un leader che non vuole lasciare Downing Street nonostante il caos in cui si trova il partito di maggioranza e, di conseguenza, il Paese.
La crisi sta dunque scivolando, lentamente, dal piano politico a quello costituzionale. Una fonte interna al partito si dice convinta che Johnson non si dimetterà neanche se il Comitato 1922 cambierà le regole e dovesse perdere una conseguente nuova mozione di sfiducia, sbandierando il mandato che 14 milioni di persone gli hanno dato alle elezioni generali del 2020. E molti cominciano ad azzardare un paragone con Donald Trump.

“Johnson? Di ottimo umore, combatterà”

Anche il segretario parlamentare privato di Boris Johnson, James Duddridge, ha dichiarato a Sky News che il primo ministro «è di ottimo umore e continuerà a combattere».

E’ quindi confermato che Johnson per il momento non abbia alcuna intenzione di ascoltare l’appello dei membri del governo che gli chiedono di farsi da parte, dopo che il caso Pincher si è aggiunto a una lunga serie di scandali. «Ha il mandato di 14 milioni di persone e così tanto da fare per il Paese», ha aggiunto Duddridge, «prevedo che questa sera faccia importanti nomine di governo e non vedo l’oro di ascoltare cosa il premier e il suo fantastico cancelliere dello scacchiere Nadhim Zahawi abbiano da dire domani». Viene quindi confermato anche che il primo ministro stia lavorando a un discorso sull’economia.

Zahawi, secondo i media, faceva parte del gruppo di ministri che si era recato al numero 10 di Downing Street per chiedere al premier un passo indietro. Fonti del suo staff affermano, nondimeno, che il nuovo responsabile dell’Economia non abbia alcuna intenzione di dimettersi a un giorno dalla nomina. «Intende concentrarsi sull’abbassamento del carico fiscale e aiutare con il problema del costo della vita», hanno spiegato le fonti a Sky.

Aumentano i contrari tra i conservatori

Sulla base degli ultimi dati, il 21% dei 358 parlamentari conservatori – 75 di loro – è passato da favorevole o neutrale nei confronti del primo ministro ad assolutamente contrario alla sua leadership.

Boris Johnson, il mese scorso, ha vinto il voto di fiducia del gruppo parlamentare conservatore con 211 voti a favore e 148 contro. Se a questi ultimi si aggiungono i 75 di oggi, il premier avrebbe oggi 223 dei suoi deputati contro, a fronte di soli 135 favorevoli. Il calcolo non può essere però certo perchè il voto sulla fiducia del mese scorso è avvenuto in maniera anonima.

 

6 Luglio 2022
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