Tarkovskij
12:19 pm, 27 Gennaio 22 calendario
2 minuti di lettura lettura

Tarkovskij e il suo cinema in una retrospettiva al MEET

Di: Redazione Metronews
Tarkovskij
condividi

Dal 2 febbraio 2022 presso Cineteca Milano MEET si terrà un’ampia retrospettiva dedicata al grande regista Andrej Tarkovskij. L’ultimo rappresentante della tradizione cinematografica sovietica, ancora oggi in grado di esercitare una decisiva influenza sul cinema d’autore.

Andrej Tarkovskij e il cinema simbolo della natura

Nei novant’anni anni dalla nascita (4 aprile 1932), una retrospettiva completa dedicata ad Andrej Tarkovskij. Con tutti lungometraggi del grande maestro sovietico presentati in versione originale con sottotitoli italiani. Artista isolato, teorizzatore del cinema come “simbolo dello stato della natura, della realtà”, autore di film che sembrano sculture di tempo, densi e trasparenti come il silenzio. Andrej Tarkovskij è tra i più alti esempi del cinema d’arte di ogni tempo.

Ingmar Bergman su Tarkovskij

Di lui dice Ingmar Bergman: «Il film quando non è un documentario è sogno. Per questo Tarkovskij è il più grande di tutti. Si sposta con sicurezza nello spazio onirico, non spiega nulla, e d’altronde cosa potrebbe spiegare? È un visionario che è riuscito a mettere in scena le sue visioni grazie a un medium più pesante, ma anche più duttile. Ho bussato tutta la vita alla porta di quei luoghi in cui lui si muove con tanta sicurezza. Solo  qualche volta sono riuscito a intrufolarmi».

Il suo cinema è caratterizzato da lunghe sequenze, strutture narrative atipiche e tematiche spirituali metafisiche. Durante la sua carriera guadagna diversi premi, tra cui un Leone d’Oro al Festival di Venezia, Miglior Regista al Festival di Cannes e David Luchino Visconti ai David di Donatello. Poco prima della sua morte, nel 1982, è stato dato il suo nome all’asteroide 3345 in segno di riconoscimento alla carriera e all’influenza artistica.

Il programma

Fra i numerosi film in programma: Il rullo compressore e il violino (1960). Con questo mediometraggio Tarkovskij si diplomò all’istituto statale di cinematografia dell’Unione Sovietica (VGIK), dopo aver seguito i corsi di Mikhail Ilyich Romm, regista, sceneggiatore e docente sovietico- Andrej Rublev (1966), la biografia del più celebre pittore di icone russe del XV Secolo che irritò non poco le rigide gerarchie del cinema di stato comunista. Fu il primo lungo del regista presentato a Cannes e vinse il premio Fipresci.
Poi, il capolavoro L’infanzia di Ivan (1962), che racconta la dura vita quotidiana di un ragazzino durante i terribili giorni dell’invasione nazista, che fu presentato fra le ovazioni al festival di Venezia, guadagnandosi il Leone d’Oro.  E non poteva mancare Nostalghia (1983) che narra il viaggio in Toscana di uno scrittore russo per fare ricerche su un musicista sovietico del ‘700 – esule nel nostro paese – che si trasformerà in un percorso di nostalgia e conoscenza. Durante la produzione del film la famiglia del regista venne trattenuta in ostaggio a Mosca. Per questo motivo il regista non ritornò più in URSS, ma passò gli ultimi anni della sua vita da esule nelle strade fiorentine. Co-prodotto dalla Rai fra molte difficoltà e presentato con successo a Cannes, il film vinse il premio come Miglior Regista.

 

27 Gennaio 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA