12:37 pm, 23 Novembre 21 calendario

Suicidio assistito, primo storico sì in Italia

Di: Redazione Metronews
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Suicidio assistito, primo storico sì in Italia. “Mi sento più leggero”, sono state le sue prime parole. “Mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”. Mario (nome di fantasia), paziente marchigiano tetraplegico immobilizzato da 10 anni è “il primo malato a ottenere il via libera al suicidio assistito in Italia”, spiega l’associazione Luca Coscioni. L’uomo aveva chiesto oltre un anno fa all’azienda ospedaliera locale che fossero verificate le sue condizioni di salute per poter accedere, legalmente in Italia, a un farmaco letale per porre fine alle sue sofferenze, ripercorre l’associazione. Questo l’inizio dell’iter previsto in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019 che indica le condizioni di non punibilità dell’aiuto al suicidio assistito.

Suicidio assistito, primo storico sì in Italia

Dopo il diniego dell’Azienda sanitaria unica regionale Marche (Asur), una prima e una seconda decisione definitiva del Tribunale di Ancona, due diffide legali all’Asur Marche, Mario ha ottenuto il parere del Comitato etico, che a seguito di verifica delle sue condizioni tramite un gruppo di medici specialisti nominati dall’Asur, ha confermato che possiede i requisiti per l’accesso legale al suicidio assistito. Restano da individuare ora le modalità di attuazione, fa notare ancora l’associazione.

Le 4 condizioni della Consulta

“Il comitato etico – ha spiegato Filomena Gallo, co-difensore di Mario e segretario dell’Associazione Luca Coscioni – ha esaminato la relazione dei medici che nelle scorse settimane hanno attestato la presenza delle 4 condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Cappato-Dj Fabo: Mario è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda. E’ molto grave che ci sia voluto tanto tempo – ha ammonito Gallo – ma finalmente per la prima volta in Italia un Comitato etico ha confermato per una persona malata, l’esistenza delle condizioni per il suicidio assistito”.

Ora, ha continuato il legale, “la sentenza della Corte costituzionale pone in capo alla struttura pubblica del servizio sanitario nazionale il solo compito di verifica di tali modalità previo parere del comitato etico territorialmente competente“.

La sentenza 

La sentenza della Corte Costituzionale numero 242 del 22 novembre 2019 ha aperto la strada al suicidio assistito, sia pure circoscrivendolo con paletti molto rigorosi. La sentenza ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale, nella parte in cui non esclude la punibilità di chi agevoli l’esecuzione del proposito di suicidio a patto che questo si sia formato autonomamente e liberamente da parte di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. La persona deve essere affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputi intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente.  

23 Novembre 2021
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