Caso Moro
8:19 am, 12 Novembre 21 calendario
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Persichetti, la Cassazione respinge ricorso su archivio sequestrato

Di: Sergio Rizza
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ROMA – La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla vicenda di Paolo Persichetti, l’ex Br e ora ricercatore storico specialista del “caso Moro” al quale l’8 giugno scorso è stato sequestrato dalla polizia tutto l’archivio personale e addirittura la documentazione scolastica e sanitaria della moglie e dei figli. La suprema corte ha respinto il ricorso dell’avvocato di Persichetti, Francesco Romeo, contro la decisione del tribunale del Riesame che nel luglio scorso aveva sì ammesso il sequestro, fatto su mandato del pm capitolino Eugenio Albamonte, cambiando però il capo di imputazione per cui il sequestro era stato fatto ai primi di giugno: da favoreggiamento e sovversione con finalità di terrorismo a rivelazione di atti coperti da segreto. In sostanza, come scrive lo stesso Persichetti sul suo blog, sulla base della sintetica sentenza dei giudici della suprema corte (per le motivazioni occorrerà attendere almeno tre settimane), «è legittimo ipotizzare che la diffusione, l’8 dicembre 2015, a meno di 48 ore dalla pubblicazione ufficiale, di alcune pagine della prima bozza di relazione annuale della commissione Moro 2, rientri nella fattispecie del reato di rivelazione di notizia riservate». La vicenda rimane però controversa, intricata e di difficilissima lettura. E il prossimo 17 dicembre è attesa una nuova sentenza, stavolta da parte del Gip, sul materiale sequestrato.

Persichetti e l’archivio sequestrato

Persichetti, come Metro ha già raccontato, raccogliendo anche l’opinione del presidente di quella commissione, Beppe Fioroni, è accusato di aver spedito ad Alvaro Lojacono, ex brigatista condannato per il sequestro e l’uccisione di Moro e oggi cittadino svizzero non estradabile, la bozza della prima relazione annuale (ne seguirono altre due) che la commissione Moro avrebbe pubblicato solo due giorni dopo, il 10 dicembre 2015. Violazione di segreto? Per Persichetti è un’accusa inconsistente, e scrive che il suo legale, Romeo, nel corso dell’udienza in Cassazione del 10 novembre, «nel sottolineare le carenze di motivazione del Riesame ha ricordato che l’unica figura titolata per legge ad apporre il segreto di Stato è il Presidente del Consiglio e che non esiste alcuna fonte giuridica che apparenti il Presidente di una commissione parlamentare alle funzioni proprie del capo del governo». Inoltre, «perché una informazione possa rientrare nell’ambito della tutela del segreto di Stato o del segreto politico occorrono specifici requisiti assenti in una bozza di elaborato parlamentare che sarebbe stata resa nota a poche ore di distanza dal sua diffusione». E aggiunge polemicamente Persichetti: «Le notizie riservate che hanno rilevanza penale devono essere omogenee a quelle oggetto di segreto di Stato, non sembra questo il caso anche perché la vicenda dell’abbandono in via Licinio Calvo delle vetture utilizzate dai brigatisti in via Fani e la suggestiva ipotesi di un garage o di una base compiacente nella zona, notizie contenute nelle pagine della bozza incriminata, sono argomento dibattuto da almeno tre decenni: fin dai tempi del primo processo Moro, affrontato nella prima commissione d’inchiesta sul sequestro e tema di un’ampia pubblicistica complottista. Se queste fake news sono assimilabili a segreti di Stato, è folta la schiera di chi lo ha violato impunemente da decenni».

Il Gip che non trova il reato deve decidere sul sequestro

La decisione della Cassazione segue di pochi giorni quella del Gip: il quale aveva segnato invece un punto fortemente a favore della difesa. Il giudice, infatti, aveva respinto la richiesta di incidente probatorio avanzata dal legale di Persichetti rilevando come la richiesta avvenisse «in assenza di una formulata incolpazione, anche provvisoria (in pratica non si capiva quale fosse il reato contestato, ndr)» e che quindi fossero da evitare «accertamenti non utili e anche costosi per l’Erario». Ma non è tutto, perché quello stesso giudice, Valerio Savio, il prossimo 17 dicembre dovrà pronunciarsi sulla giustificazione giuridica del sequestro non riferendosi a Cassazione e Riesame, bensì alle ipotesi di accusa iniziali, ossia favoreggiamento e associazione sovversiva, quelle stesse ipotesi che Riesame e Cassazione hanno riformulato depotenziando di fatto l’inchiesta del pm. Ne potrebbe nascere, secondo Persichetti, una situazione “kafkiana”.

SERGIO RIZZA

12 Novembre 2021
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