Caso Moro
11:22 pm, 26 Luglio 21 calendario

L’ex Br Persichetti e il mistero dell’archivio sotto sequestro

Di: Sergio Rizza
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MILANO – L’ex ministro Beppe Fioroni, parlando con Metro, esclude di essere un «suggeritore» dell’inchiesta che coinvolge Paolo Persichetti. Una vicenda intricata. Chiesto l’incidente probatorio sull’archivio sequestrato al ricercatore (ed ex Br-Ucc) specializzato nel “caso Moro”.

Persichetti studioso

Persichetti, romano, 59 anni, un passato da brigatista, condannato a 22 anni per concorso nell’omicidio Giorgieri, è oggi uno studioso. Ha pubblicato nel 2017, assieme a Marco Clementi ed Elisa Santalena, una storia delle Brigate rosse dalle fabbriche alla “campagna di primavera” (DeriveApprodi) basata su un apparato documentale di eccezionale interesse. Era solo il primo volume. Difficile prevedere quando vedrà la luce il secondo, perché l’8 giugno scorso tutto l’archivio professionale di Persichetti, a Roma (compresa molta documentazione privata e personale relativa anche alla moglie e al figlio disabile, “Sirio e i tetrabondi”, popolare su Twitter), è stato messo sotto sequestro dalla polizia. Sequestro poi confermato dal Riesame ai primi di luglio. Lo storico è indagato dal pm capitolino Eugenio Albamonte (lo stesso che anni fa dispose un’analisi del Dna sui brigatisti che parteciparono all’azione di via Fani) per favoreggiamento e associazione terroristico-eversiva. Il primo reato, come sostiene il legale del ricercatore, Francesco Romeo, in un’intervista a Radio Radicale, sarebbe stato commesso nei confronti di un ex brigatista, Alvaro Loiacono (condannato all’ergastolo per la strage di via Fani, da anni residente in Svizzera, Paese di cui ha preso la cittadinanza e da cui non è estradabile), al quale Persichetti inviò la bozza di una relazione annuale della Commissione parlamentare “Moro 2” presieduta da Giuseppe Fioroni, con cui era in contatto a scopi scientifici per il tramite di un parlamentare.

Giuseppe Fioroni (Lapresse)

Il secondo reato contestato, molto grave, è anche il più problematico e di difficile interpretazione: Persichetti è indagato per associazione finalizzata alla sovversione, ma l’associazione sovversiva con finalità di terrorismo la costituirebbe lui solo, dal momento che non vi sono altri indagati, né gli vengono contestate specifiche, concrete condotte eversive. Accuse «strampalate», commenta l’avvocato Romeo al telefono con Metro, al punto che il Riesame «ha sì confermato il sequestro, ma per motivazioni diverse rispetto a quelle sostenute dal pm: ossia la “rivelazione di notizie di cui sia vietata la divulgazione” prevista dall’articolo 262 del codice penale. Eppure, a ben vedere, il documento “riservato” in questione è una bozza della relazione annuale spedita a Loiacono l’8 dicembre 2015 e divenuta definitivamente pubblica appena due giorni dopo, il 10…», sorride amaramente Romeo. Dopodiché, aggiunge, ad assurdo segue assurdo perché «l’accusa di associazione a fini eversivi è basata sul fatto che nel suo primo libro sulle Br Persichetti non avrebbe scritto tutto quello che sa e che ha in mano…».

Paolo Persichetti (da Youtube)

Persichetti avrebbe insomma dei “segreti” da svelare. Scrivono i polizioti dell’Ucigos nella loro relazione investigativa, citata dallo stesso Persichetti sul suo blog Insorgenze.net, che «la mancata trasposizione nel libro di alcuni passaggi invece presenti nelle email implica una scelta che potrebbe non essere solo di natura editoriale, ma anche “politica […]» .

L’accusa di associazione sovversiva

Tanto basta per essere sospettati di associazione sovversiva. I co-autori del libro in questione, Clementi e Santalena, ad ogni modo non sono indagati. L’avvocato Romeo ha fatto ricorso in Cassazione e una sentenza è attesa, ci dice, nel giro di qualche mese. Ha chiesto, però, un incidente probatorio davanti al gip, che vedrà le carte dopo l’estate. Richiesta che, nei giorni scorsi, ha sospeso gli accertamenti non ripetibili disposti dal pm sul materiale sequestrato. Questa strategia processuale allungherà i tempi, commentava sabato scorso Persichetti sul suo blog, «ma non vi era altra scelta davanti all’atteggiamento della Procura che ha persino mancato di notificare all’avvocato il provvedimento che autorizzava la riconsegna dell’archivio amministrativo della mia famiglia e quello medico e scolastico dei miei figli».

Il saggio sulle Br scritto da Persichetti, Clementi e Santalena.

Per sapere, ha scritto Persichetti, «cosa c’entri questo lavorio storiografico con il favoreggiamento e l’associazione sovversiva», forse bisognerebbe chiederlo «all’ex presidente della commissione Moro 2, Giuseppe Fioroni, che nel verbale di sommarie informazioni reso il 1° dicembre 2020 davanti al Pm Eugenio Albamonte e ai vertici della Polizia di Prevenzione […] ha sostenuto che vi sarebbero “ulteriori complici del sequestro, seppur con ruoli minori collegati alla logistica, i cui nomi non sono ancora noti” […] Il problema sorge quando Fioroni insinua che “In tale contesto si potrebbe giustificare un interesse di terze persone legate agli ambienti delle brigate rosse nel conoscere gli stati di avanzamento dei lavori della Commissione con riferimento a questo profilo».

Fioroni “suggeritore”?

Fioroni possibile «suggeritore» delle indagini, ipotizza Persichetti. Proprio a Fioroni, ex parlamentare del Pd ed ex ministro dell’Istruzione, Metro ha chiesto un commento sulla vicenda: «Non commento nel modo più assoluto l’indagine che coinvolge Persichetti e il sequestro del suo archivio», è la risposta, «non è mio costume farlo, e poi non ne so assolutamente nulla, né ho rapporti con Persichetti: so che all’epoca della commissione faceva il giornalista e partecipava alle conferenze stampa della commissione, ma è del tutto fuori dai miei interessi».

Detto questo, Fioroni esclude nel modo più netto di essere un ispiratore delle indagini del pm: «Non ho nulla da ispirare. Non sono minimamente associabile all’indagine in corso. Non parlai di Persichetti con Albamonte. Fui convocato e risposi a delle domande. La commissione, con voto unanime proprio e del Parlamento, con un solo astenuto, mi pare, ha consegnato alla Repubblica delle verità, giungendo fra l’altro alla conclusione che il memoriale Morucci-Faranda è più che altro un dossier colmo di lacune e inesattezze. Dissi solo che ci potevano essere terze persone interessate a ciò che stavamo facendo». I rapporti della commissione con Loiacono sono esposti «in una corrispondenza che è pubblica», e quanto alle bozze inviate al Br in Svizzera, puntualizza: «Non ne so nulla. In ogni caso le bozze erano riservate, in quanto destinate ai soli membri della commissione, come da legge e regolamento».

La lapide per Moro in via Caetani, a Roma, dove fu trovato il suo corpo (Lapresse)

Metro ha chiesto un commento sul “caso Persichetti” anche a Miguel Gotor, storico celebre per i suoi saggi su Moro e il terrorismo, già senatore del Pd e membro di quella medesima Commissione presieduta da Fioroni. Ma Gotor ci ha detto di non aver intenzione di pronunciarsi sulla vicenda.

Clementi difende Persichetti

Marco Clementi, docente all’Università della Calabria e storico di fama, punto di riferimento assoluto, con il suo saggio La pazzia di Aldo Moro, nella sterminata bibliografia sul rapimento e l’uccisione del leader democristiano, sul blog di Persichetti ha firmato un accorato articolo in sua difesa (lo definisce «il miglior storico sul caso Moro e la storia delle Br, per distacco»), scrivendo tra l’altro: «Qualcuno ha parlato, per la perquisizione della sua casa avvenuta l’8 giugno 2021, di attacco alla ricerca storica. Mica gli storici ufficiali, quelli delle organizzazioni scientifiche e dell’accademia. Quelle e quelli credo non diranno una parola in merito. Li conosco e non mi faccio illusioni. Paolo non è considerato un pari».

Le Br e le teorie complottistiche

Se Persichetti non è considerato «un pari» dall’accademia ciò dipende forse dal fatto che il suo passato pesa ancora su di lui, autore di ricerche sul quello stesso universo terroristico di cui fece parte. Ha comunque insegnato all’Università, a Parigi, fin quando è stato protetto dalla “Dottrina Mitterand”, prima di essere estradato e di scontare la pena in Italia. I suoi sforzi di ricercatore sono indirizzati a dare delle vicende della lotta armata una lettura ancorata sui documenti e sulla contestualizzazione storico-sociale. Secondo la sua visione, in sintesi, le Br furono una forza autonoma, non manovrata da forze oscure, tesi cara, invece, alle interpretazioni che Persichetti definisce «complottistiche». Sul suo blog sfoga tutta la sua indignazione per il sequestro di cui è stato oggetto: «È un fatto gravissimo. Non può essere un’autorità di polizia o la magistratura a sindacare il rapporto con le fonti e giudicare come un ricercatore affronta le contraddizioni, le difficoltà, gli errori, le illusioni o i buchi di memoria delle fonti orali a quaranta anni dai fatti».

Aldo Moro in uno scatto dei primi anni Settanta (Lapresse)

Quanto al punto dell’accusa, l’aver divulgato materiale riservato, scrive che «secondo le regole che si è data la Commissione Moro 2, le Relazioni di bilancio annuale e tantomeno le loro bozze, che in un altra nota non assumono alcuna fattispecie documentale ma al contrario vengono ritenute “inesistenti”, non sono documenti riservati. E non potrebbe essere altrimenti trattandosi di documenti politici, risultato di una discussione, di emendamenti e di un voto finale». Nella dichiarazione consegnata ai giudici del Tribunale del Riesame, Persichetti rivendica la propria correttezza, sottolineando non solo di non aver rivelato alcun documento riservato, anzi, «in realtà è accaduto l’esatto contrario: con il mio lavoro ho fatto pervenire all’attenzione della Commissione documentazione di significativa rilevanza». Persichetti si sente vittima di attenzioni malevole fondate su un pregiudizio: «Avrò mai diritto a 59 anni compiuti, dopo aver scontato per intero la condanna, dopo aver trascorso 11 anni in esilio, ad avere un presente?».

Il sostegno a Persichetti dei ricercatori

Per ora, intanto, a dargli sostegno hanno provveduto i ricercatori (oltre 600 firme) che sul suo blog hanno pubblicato un appello a suo favore, chiedendosi fra l’altro «se il richiamo al 270 bis (associazione sovversiva con finalità di terrorismo, ndr) sia stato un espediente per consentire un uso più agevolato di strumenti di indagine invasivi e intimidatori (pedinamenti, intercettazioni, perquisizioni e sequestri), in presenza di minori tutele per l’indagato».

SERGIO RIZZA

(L’articolo è stato modificato solo per alcuni dettagli della titolazione)

 

26 Luglio 2021 ( modificato il 28 Settembre 2021 | 23:13 )
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