Dardust Dario Faini
6:00 am, 5 Luglio 21 calendario

Dardust: «Storm and Drugs il mio show senza precedenti»

Di: Redazione Metronews
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MUSICA Autore e produttore prolifico e poliedrico (ha scritto per Noemi, Jovanotti, Irene Grandi, Elodie, Mahmood, Renga, tanto per fare nomi, e collaborato con altrettanti artisti, da Marracash a Madame, Elisa, Elodie, Fedez, Lorenzo Fragola, Luca Carboni, Fabri Fibra, Thegiornalisti), Dardust, al secolo Dario Faini è uno dei più noti e originali artisti contemporanei. Capace di spaziare dall’elettronica alla musica sperimentale al pop (ha iniziato a 9 anni a studiare il pianoforte classico), dopo il sold out della data zero, riprende il tour Storm and Drugs che farà tappa l’11 luglio a Roma (Parco della Musica), il 13 al Flowers Festival di Collegno (Torino) e il 22 al Carroponte di Sesto S. Giovanni (Milano).
Dardust, com’è stato ripartire dopo il lungo stop?
«Tutto inaspettato: partivo da Ascoli, da casa mia. Il tour era stato preparato per i club e l’ho ricostruito e potenziato per spazi all’aperto. È stato bellissimo, il pubblico ha partecipato. Il fine ultimo del mio lavoro è questo: suonare live per la gente. Eravamo mutilati senza il feedback degli spettatori che ci dà la misura di quel che si fa».
Ci racconta il suo incredibile progetto?
«Storm and Drugs è uno show senza precedenti, unico, concerto di musica strumentale in 2 parti. Molto teatrale e magica la prima, più intimista, ferma, immobile, e con tanta atmosfera: luci spettrali, con l’immaginario dello Sturm und Drang e anche legata ai miei primi 2 dischi. Poi arriva la scena della tempesta a livello visual a dividere la prima dalla seconda parte e si entra nel futuro movimentato. È un viaggio nell’inconscio dove ognuno percorre la sua strada, con un rimando ai fantasy Anni ’80. C’è in particolare un brano, Butterfly, con farfalle che volano sul palco e l’esplosione di colori e finale del live mozzafiato». 
Come ha vissuto il lungo stop imposto dalla pandemia?
«In maniera formativa: cerco sempre di trasformare positivamente quel che accade. Ritrovarmi solo, dopo tanto vagare in giro per tour e festival, mi ha dato la possibilità di riscoprire me stesso e ho trasformato tutto in creatività e tanto lavoro». 
Come vede il futuro della musica? Balleremo ancora?
«Questo risorgimento-rinascimento e condivisione di cui si parla tanto non credo ci sarà mai. Si fruirà degli spazi in maniera più contenuta e rispettosa, il che non è per forza un male. Sopravviveranno modalità più sane di divertimento: torneremo a ballare, ma con più cautela e in maniera più ordinata». 
Dopo tanti feat e collaborazioni con i più diversi artisti italiani con chi le piacerebbe lavorare? 
«Per l’Italia sono appagato, ma al livello internazionale ci sono ancora tanti nomi irraggiungibili come James Blake…»
 
 
(credit foto N. Molica Franco)
 
ORIETTA CICCHINELLI

5 Luglio 2021
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