GHEMON
6:49 am, 19 Marzo 21 calendario

Ghemon: «Saremo contenti anche se feriti»

Di: Redazione Metronews
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MUSICA “E vissero feriti e contenti” è il 7° album di Ghemon, da oggi su tutte le piattaforme digitali e in Cd e Lp, che contiene il singolo “Momento perfetto”, in gara a Sanremo 71. Segue “Scritto nelle stelle” (2020), disco che in pieno lockdown è balzato al 1° posto della classifica Gfk degli album più venduti.
Ghemon, partiamo da un bilancio post-sanremese?
«Non mi aspettavo di vincere il festival e che mi tirassero i premi addosso (ride, da 21° classificato ndr). Ironia a parte,  per me è andata bene . Certo, l’ambizione c’è: vorrei sempre arrivare 1°, ma non sono ossessionato dai numeri. Sto facendo una cosa nuova per la musica italiana e devo dare il tempo al pubblico di digerire il mio miscuglio che deve passare dal “difficile” da incasellare all’unico. All’Ariston con l’Orchestra e i Neri per Caso sono stati i momenti più belli: non l’applauso o qualcuno che ti grida “ah bono”!».
Ghemon e il gatto rosso sulla spalla, protagonisti della cover dell’album: il gatto ha 7 vite, 7° album… 
«In realtà per la copertina volevo un cavallo, emblema della libertà, visto il periodo di limitazioni che viviamo. Poi ho scelto il gatto e solo allora ho realizzato gli altri nessi. La vita è come un gatto, che sa graffiare, ma anche regalare momenti di dolcezza…».
Il titolo “E vissero feriti e contenti” richiama le fiabe ma anche no. Come leggerlo?
«C’è una chiave personale e sociale: io stavo arrivando ai 39 anni (il 1° aprile è vicino) e quindi ho imparato a fermarmi e a guardare pure le cose andate storte. È capitato in un periodo nero e mi auspicavo che tutto finisse presto con tanti feriti, sì, chi più chi meno, ma contenti, positivi. Nel disco non c’è cenno al covid, perché mi auguro sia un album da ascoltare nel futuro».
Un progetto molto realista. 
«Ho imparato che la felicità è un momento e che la concezione della stessa si evolve, non è un assoluto. Ho cambiato lo stile, mescolando cantautorato e rap, con soul, funk, jazz e melodia italiana. Io, poi, sono appassionato di biografie di personaggi, come Battisti e Dalla, e mi rincuora l’idea che, persino per loro, c’è voluto tempo per essere compresi nei cambiamenti».
Ghemon e i duetti. 
«Nell’ambito del rap il feat è normale, ma nella seconda fase della mia carriera, negli ultimi 4 album, tranne Malika Ayane e Diodato, i pezzi sono tutti miei. Mi piace l’idea della collaborazione quando si sta insieme in una sala o su un palco. Ora  è il tempo per me di fare una colonna sonora di un film un cartone».
“Momento perfetto” è la bandiera del disco. 
«Sia come contenuto che musicalmente. È un testo di reazione all’amarezza delle cose che vanno storte: Avevo aspettative su chissà che risultati ma erano tranelli e mi ritrovo con le mani nei capelli, dice e mi rappresenta, è diversa dalle precedenti in tutto».
Ghemon e la solitudine.
«La solitudine è una livella! Pure in una reggia e con i pavimenti d’oro, anche se è più faticosa per chi vive in un monolocale. Da quando avevo 18 anni e facevo altri lavori, non sono mai stato lontano dal palco. Mai fermo più di 4 mesi: il live è la mia dimensione e mi manca come i miei genitori che non vedo da tempo. Così, oltre a scrivere musica, ho allenato la pazienza che è alimentata dalla speranza. E andare a correre abitualmente mi aiuta!».
 
 
 
ORIETTA CICCHINELLI
 

19 Marzo 2021
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