economia
10:05 am, 31 Agosto 20 calendario

Pil, un calo del 12,8% Giù consumi ed export

Di: Redazione Metronews
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L’Istat ha rivisto al ribasso le stime sul Pil nel secondo trimestre: il calo è stato pari al 12,8% rispetto al trimestre precedente e al 17,7% rispetto all’anno precedente. La stima preliminare che era stata diffusa il 31 luglio scorso evidenziava una contrazione del 12,4% su base congiunturale e del 17,3% su base tendenziale. Il ‘peggioramento’ risulta quindi dello 0,4% sia su base tendenziale sia su base congiunturale. Il secondo trimestre del 2020 ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al trimestre precedente sia nei confronti del secondo trimestre del 2019.
Sono in diminuzione tutti i principali aggregati della domanda interna, con cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali e del 14,9% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%. Secondo l’istituto “la domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per -9,5 punti percentuali alla contrazione del Pil, con -6,7 punti dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, -2,6 punti degli investimenti fissi lordi e -0,2 punti della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP)”. Anche la variazione delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito negativamente alla variazione del Pil, rispettivamente per -0,9 e -2,4 punti percentuali. “Si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti, rispettivamente, del 3,7%, del 20,2% e dell’11%”, conclude il report Istat.
Il Coronavirus brucia 116 miliardi di consumi nel 2020, 1.900 euro a testa, come emerge dall’analisi sui consumi regionali nel 2020 dell’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo cui l’effetto-Covid è a diverse velocità: a livello nazionale la previsione è di un calo del 10,9%, ma il Nord risulta l’area più penalizzata (-11,7%), con quasi il 60% del calo complessivo concentrato nelle sue 8 regioni e con la Lombardia che registra la maggiore perdita in valore assoluto (oltre 22,6 miliardi di consumi). Nel Mezzogiorno, invece, la riduzione della spesa sul territorio è più contenuta (-8,5%) a causa della minor presenza di turisti stranieri e di una minore caduta dei redditi.  “In ogni caso – sottolinea l’ufficio studi Confcommercio – il quadro complessivo appare sconfortante e in tutti i territori, per differenti ragioni, dovrebbero trascorrere almeno cinque anni per tornare ai livelli di spesa pro capite del 2019. Rimangono, pertanto, fondamentali riforme strutturali, da finanziare in parte con i fondi europei, per tornare a crescere a ritmi più coerenti con le legittime aspettative di famiglie e imprese”.
Guardando ai tassi di variazione della spesa per consumi regionali, l’ufficio studi fa notare che si passa da una riduzione a prezzi costanti del 7,2% in Molise (la più contenuta) al -16,0% del Trentino Alto Adige (la caduta più profonda). In termini di perdita di valore il Nord, nel complesso, rimane l’area più penalizzata: dei 116 miliardi di consumi in meno stimati per l’anno in corso oltre 65 (quasi il 57%) derivano dalle otto regioni settentrionali (che nel 2019 pesavano per il 52% dei consumi sul territorio del totale Italia). La Lombardia sconta la riduzione più significativa, pari a oltre 22,6 miliardi di euro.     In termini di consumi per abitante, la caduta della spesa sul territorio nel 2020 ammonterebbe a 1.900 euro a testa, riportandone il livello alla metà degli anni ’90, un’evidenza che conferma l’unicità dell’anno in corso nella storia economica italiana del dopoguerra.

31 Agosto 2020
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