il taglio dei parlamentari
2:47 am, 23 Agosto 20 calendario

Referendum, è scontro Cresce il fronte del No

Di: Redazione Metronews
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Sul Referendum sul taglio del numero dei parlamentari fra le forze politiche è scontro, anche se il partito di Matteo Renzi, in prima fila nella scorsa legislatura sulle riforme costituzionali, annuncia che lascerà libertà di voto, perché il cavallo di battaglia del Movimento 5 stelle altro non è che una modifica “marginale” della Carta. “Per noi l’obiettivo resta superare il bicameralismo: non abbiamo cambiato idea rispetto al 2016. Il taglio di per sé non risolve nulla, dunque lasceremo libertà di voto”, annuncia, infatti, il presidente dei senatori renziani, Davide Faraone.
M5S. Ma M5s non demorde e spiega, con una lettera aperta ai media, del ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, che la vittoria del sì metterà in linea l’Italia con le democrazie europee e non è una ‘mossa’ per decidere chi sarà il nuovo presidente della Repubblica: “E’ necessario collocarci nel range delle democrazie consolidate con un numero di abitanti simile al nostro – sostiene – Gli abitanti per ciascun parlamentare elettivo sono 117.000 in Germania e Francia, 102.000 nel Regno Unito (ovviamente non conto i Lord, di nomina regia). Oggi l’Italia ha un parlamentare elettivo ogni 64.000 abitanti, con la riforma si salirà a uno ogni 101.000”. “Per quanto riguarda la rappresentanza delle minoranze, a parità di sbarramento, accederanno alla Camera esattamente come oggi, certo ottenendo un terzo di seggi in meno, ma è la stessa riduzione che riguarderà i grandi partiti. Al Senato, nelle regioni poco popolose, le forze politiche minori avranno difficoltà a vincere seggi, ma gli altri saranno assegnati in circoscrizioni più grandi, nelle quali otterranno seggi anche i partiti piccoli. L’eccessiva grandezza dei collegi elettorali, non dipende, poi, dal numero costituzionale dei parlamentari, ma dalla pessima legge elettorale vigente, che la maggioranza si è impegnata a cambiare. Infine, i delegati regionali per l’elezione del Capo dello Stato non c’entrano con la successione di Mattarella, perché la riforma sarà operativa dalla prossima legislatura, dopo l’elezione del nuovo presidente. In ogni caso, il peso dei delegati regionali sul collegio elettorale passerebbe dal 5,8 all’8,8%, un incremento modesto, corrispondente all’accentuazione regionalistica impressa al nostro Paese dal 2001”, spiega ancora. 
Fronte del No. Non è certo dello stesso avviso ‘Più Europa’ che denuncia la “mutilazione” della nostra Carta: “Il mio no è contro una legge fondata sul disprezzo del Parlamento e della funzione parlamentare: la mutilazione della rappresentanza democratica non è una riforma. È un trofeo consegnato al partito che il Parlamento non voleva riformarlo, ma chiuderlo”, dice la leader, Emma Bonino.  “Vengo da una storia politica in cui nessuno si è arricchito e i più, a partire da Pannella, si sono impoveriti. Ma sentire parlare del Parlamento come di un covo del malaffare occupato da parassiti, che vanno eliminati come se fossero dei pidocchi – sottolinea – mi fa intellettualmente orrore, e non mi capacito di come persone rispettabili non insorgano contro questa retorica tossica. I costi della politica, in senso deteriore, sono tutti gli sprechi che la politica decide o consente”. E sul fronte del No si schiera l’ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda: “Io voterò no convintamente”, annuncia il leader di Azione. Non si tratta affatto di “una riforma complessiva dell’istituzione parlamentare, che ne ha bisogno — io sono addirittura a favore al monocameralismo secco — ma è un taglio indiscriminato che leva rappresentanza a una Camera e che complica il lavoro parlamentare” perché “una Camera con 200 membri dovrà seguire le stesse commissioni della Camera dei deputati” e questo “rallenterà il processo legislativo”.   Quanto a chi dice no al taglio, che rischia di essere interpretato all’esterno come una difesa della casta, Calenda obietta: “La vera casta è chi è in Parlamento senza aver un curriculum vitae decoroso, come Luigi Di Maio, o come chi diventa presidente della commissione Affari europei avendo gestito un negozio di animali. Gli italiani si devono preoccupare di questo, che chiama in causa anche la qualità del loro voto, piuttosto che di risparmiare un caffè l’anno, danneggiando le istituzioni democratiche”. Il referendum sul taglio dei parlamentari “è una iniziativa demagogica che non serve assolutamente a niente. È una delle tante espressioni di demagogia del nostro paese”. Lo ha detto il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, alla Fondazione Einaudi. “Se il problema è risparmiare allora io sono per togliere i parlamentari. Perché fermarsi a 600 milioni di euro? Anzi, non li paghiamo proprio, riduciamo la politica al censo, alla ricchezza familiare, al volontariato, e vediamo chi è in grado di fare politica così”. E ancora,  il responsabile economico di FI, Renato Brunetta:”Ho fatto un sogno. Premessa: se vince il sì vincono il MSs e l’antipolitica, perdono il centrodestra e il centrosinistra insieme”.

23 Agosto 2020
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