Danilo Rea
7:05 am, 16 Luglio 20 calendario

Danilo Rea: «Dopo il buio c’è l’emozione di ricominciare»

Di: Redazione Metronews
condividi

MUSICA Con Massimiliano Pani, il Danilo Rea Trio sarà in prima e unica data a Roma. Rea, Massimo Moriconi e Alfredo Golino che con Mina hanno registrato di tutto (ballad jazz,  rock, fusion, canzoni di autori italiani e internazionali, tango) sono attesi il 21 luglio al Parco Casa Del Jazz di Roma .
 “Tre per una, un omaggio a Mina”, celebra la grande artista in occasione dei suoi ottant’anni. Che concerto sarà?
«Con Moriconi e Golino siamo il trio storico che ha accompagnato Mina negli ultimi 35 anni: abbiamo fatto una ventina di album con lei. Mina ci ha utilizzati sempre per dischi più jazz, più improvvisati. Ha fatto di noi gli interpreti delle sue idee musicali, perché lei è una grande cantante ma non arrangia: noi siamo i suoi fidati cavalieri. Rendiamo omaggio con questo concerto, ma facciamo anche opera divulgativa rispetto a quel che la musica italiana ha prodotto».
Com’è nata l’idea?
«Da Massimiliano. Un giorno ci ha detto: perché non facciamo un disco con le cose della mamma? Perché non fare un album dedicato a Mina e anche ai grandi autori che hanno scritto negli Anni ‘50-‘60 canzoni meravigliose come “Parole parole”, “Vorrei che fosse amore”… Così abbiamo registrato il disco nello studio di Mina».
Un Pani narratore aprirà la serata.
“Sì, un maxischermo proietterà immagini di repertorio di Mina mentre Massimiliano racconterà aneddoti e curiosità che riguardano la carriera della madre. Poi entreremo noi. Sarà un alternarsi di musica e ricordi».
Com’è stato riprendere dopo  il lock down?
«Ho fatto un concerto all’ospedale di Mantova per pazienti, medici e infermieri e al primo impatto (a parte la bellezza e l’emozione delle persone affacciate alle finestre) ero preoccupato. Quando sei abituato a improvvisare molto, dopo 100 giorni fermi con noi stessi si rischia. All’inizio del lock down c’’è stata un’evoluzione creativa e poi un’involuzione: la mancanza del pubblico ha fatto uscire fuori una grossa malinconia e ora è bellissimo riprendere i live nonostante difficoltà e limitazioni».
Cosa le è mancato e cosa ha avuto dalla pandemia?
«L’energia di chi ti viene ad ascoltare è insostituibile: abbiamo bisogno di creare con la spinta positiva del pubblico che ti ascolta e ti gratifica. Ma è stato meraviglioso vedere il Tevere così cambiato, incredibile! E passeggiare nel silenzio dell’isola Tiberina».
Lei ama muoversi in moto da una città all’altra.
«Sì, andare in moto mi dà il tempo di pensare. Sono andato a fare concerti a Mirandola e poi a Reggio Emilia con Peppe Servillo in duo. Ma non è facile per il cervello di un musicista abituato a suonare col pubblico rimettersi al passo dopo oltre tre mesi di stop. È come per uno sportivo che ha dovuto interrompere gli allenamenti».
È cambiato negli anni il modo di fare musica?
«Molto! Abbiamo vissuto un periodo fortunatissimo con grandi autori e grandi cantanti come De André, Battisti, Dalla… Periodo incredibile dai ‘70 in poi, con musica molto suonata: non c’era giovane che non sapesse o non cercasse il giro di Do per “La Canzone del Sole”. I dj hanno assestato un duro colpo alla musica e oggi ti trovi ad ascoltare persone che fanno finta di cantare. I giovani hanno perso il concetto della musica. L’elettronica spesso neanche suonata è rubata da altri pezzi. La musica è diventata un gran casino. In questo periodo, poi, è sempre più immagine e non va in profondità, tranne rarissimi casi».
I cantanti di oggi?
«Sono molto omologati. Non mi sembra ci siano cantanti del livello di Battiato, De André… Ma spesso a periodi bui segue poi la luce».
Le radio oggi?
«Mandano solo quel che devono e non c’è educazione all’ascolto. Tutto molto omologato. Ma, ripeto, sono fiducioso.
 
E come sta il suo jazz?
«Anche il jazz sta soffrendo e diventa sempre meno comunicativo.  Si suonano pezzi sempre più difficili e spesso i jazzisti scrivono solo per se stessi. I grandi del passato, come Puccini e Mozart, quando scrivevano si ponevano il problema di arrivare al pubblico, mentre oggi ci si isola».
Nel corso della sua lunga carriera ha collaborato con tanti artisti come Modugno, Paoli, Baglioni, Mannoia, Celentano, Cocciante…ma è rimasto sempre un “pianista al servizio”.
«È vero! Grazie del complimento! La spiegazione è che rispetto troppo la musica per prevaricarla». 
 
 
ORIETTA CICCHINELLI
 
 
 
 

16 Luglio 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA