intervista con roberto bolle
6:02 am, 8 Maggio 19 calendario

Bolle: “Vi racconto la danza secondo me”

Di: Redazione Metronews
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È l’unico ballerino ad essere contemporaneamente etoile al Teatro alla Scala di Milano e principal dancer all’American Ballet di New York. Il suo obiettivo è quello di portare a danza in universi sconosciuti. E ce la mette davvero tutta. Tanto che anche quest’anno torna con il suo progetto “On Dance” il 18 e 19 maggio a Napoli e dal 26 maggio al 2 giugno a Milano. Lui è Roberto Bolle, 44 anni, star della danza e non solo.
Nel 1990 lei stava studiando alla Scala di Milano e Nureyev lo chiamò per interpretare Tadzio in Morte a Venezia. Ma la Scala le vietò di partecipare a quello spettacolo perché era troppo giovane. Come ha vissuto questo rifiuto?
È stato un vero dramma per me, ero disperato. Pensavo che fosse la fine del mio sogno e della mia carriera. Sono sempre stato molto riservato e non condividevo le mie emozioni. Ma è stato una cosa terribile a livello emotivo. Il fatto di essere stato scelto da Nureyev mi ha catapultato in una dimensione assurda: tanto ero in alto prima quanto mi sono sentito precipitare in basso dopo che la Scala disse che non potevo andare. Quello è stato un momento che mi ha davvero segnato.
Dalla fine di tutto all’essere nominato etoile alla Scala e principal dancer all’American Ballet….
È tanta cosa, anche solo da dire! Questi due traguardi sono arrivati grazie alla costanza nel lavoro. Perché si può avere talento ma è molto difficile essere sempre all’altezza delle aspettative.
Cosa rappresenta per lei la danza classica?
Il mio sogno. Ho sempre voluto ballare e mi sono sempre visto come un ballerino classico per la mia predisposizione verso movimenti lirici, romantici, classici. Poi mi sono avvicinato alla danza contemporanea.
Come è avvenuto questo passaggio?
Nel repertorio scaligero c’è sempre accanto al balletto classico la danza contemporanea. All’inizio mi sentivo un po’ spiazzato, non mi sentivo adeguato a quel nuovo tipo di linguaggio. Poi ho capito che mi permetteva di esprimermi molto e che dovevo inserirlo sempre nel mio repertorio per far avvicinare più gente possibile alla danza. Ed è quello che faccio sia con “OnDance” che con la tv.
La danza in tv praticamente non esiste in Italia. Eppure ogni volta che arriva lei, in prima serata, sulla Rai, gli ascolti arrivano alle stelle e tutti diventano appassionati di danza. Sarà mica per il suo fisico scultoreo?
Il fattore fisico, il corpo, c’è ed è uno degli elementi. Ma il bel corpo non basta a tenere gli spettatori incollati davanti alla tv per due ore. Il segreto è giocare con diversi livelli e con tanti elementi. Bisogna dosare la bellezza del corpo accompagnandola con effetti di luce, di poesia, di comicità. Trovare la misura giusta non è facile, ma poi il risultato si vede.
“Parlare” a un pubblico vasto è anche quello che lei fa con “OnDance”…
Certo, voglio parlare a tante generazioni organizzando manifestazioni di tango, swing, liscio, danza classica e poi il grande evento finale in piazza Duomo a Milano.
Più danza per tutti?
Assolutamente sì. Fa bene ed è portatrice sana di bellezza.
Nella sua vita non esiste solo la danza: lei è anche ambasciatore Unicef.
Negli ultimi anni mi sono concentrato su progetti di confine per portare la danza in ambiti sconosciuti, in operazioni che possano cambiare la percezione del ballo in milioni di persone. Con l’Unicef sono stato due volte in Africa e le assicuro che vedere lo sguardo dei bambini che non hanno nulla e che trovano la gioia nelle cose più semplici è davvero toccante. Purtroppo ho tantissimi impegni e non potermi allenare anche solo per una settimana per me è un problema. Per questo non riesco ad essere presente come vorrei.
Parliamo del suo allenamento che, immagino, sarà accompagnato da una dieta ferrea.
Ogni giorno mi alleno per 5/6 ore ma rispetto alla dieta ferrea, al contrario di quanto crede, io mangio tanto. Il segreto è scegliere alimenti sani.
Il suo piatto preferito?
Assolutamente i risotti, fatti in tutti i modi. E anche i passati di verdure.
Lei è molto attivo sui social. Come si pone nei confronti di quella che per molti rischia di essere una sovraeposizione?
I social devono essere usati in modo sano senza compulsione. Io mi diverto molto perché rappresentano una finestra aperta sul mio mondo. E mi piace aprirla perché grazie a lei riesco a condividere la bellezza attraverso un contatto diretto con chi mi segue e ama la danza.
Lei ha danzato con le ballerine più importanti del mondo. Ce n’è una con la quale avrebbe voluto ballare ma per qualche motivo non c’è ancora riuscito?
Ho ballato con Sylvie Guillem ma, se non si fosse ritirata, mi sarebbe piaciuto moltissimo lavorare con lei su un balletto con una dimensione umana come La dama delle Camelie e Historie du Manon.
Vivendo praticamente in teatro, che rapporto ha con il cinema?
Mi piace molto andare al cinema anche se molti film me li vedo in aereo durante gli spostamenti.
Ultimi film visti?
Bohemians Rapsody e Free Solo, uno splendido documentario.
È stato colpito anche lei dalla Queenmania?
Lo sono stato già in tempi non sospetti. Nel 2016 ho danzato al Festival di Sanremo su We will rock you e  proprio quell’esibizione è stata la miccia che mi ha fatto arrivare al mio primo show su RaiUno. Freddie Mercury ha colpito anche me!
PATRIZIA PERTUSO

8 Maggio 2019
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