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9:07 pm, 17 Aprile 19 calendario

Baby gang a Monza ispirata dal videogioco

Di: Redazione Metronews
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MONZA Calci in testa, colpi di catena, coltellate. È la descrizione di uno dei tanti raid che sarebbero stati commessi dai 6 ragazzi arrestati dalla polizia di Monza per tentato omicidio e rapina. Tutti maggiorenni da poco, si ispiravano al gioco online “Gta”, acronimo di “Grand theft auto”, videogame sviluppato negli Stati Uniti e seguitissimo dagli adolescenti anche in Italia, nonostante il divieto ai minori di 18 anni. I contenuti violenti, spesso estremi, sono infatti adatti solo a un pubblico adulto. Le regole sono semplici e per immedesimarsi basta giocare: il protagonista come prima cosa ruba un’auto e poi, per resistere ai rivali e fuggire alla prigione, deve gestire una gang e contendersi la città.
«Sulla play m’annoiano»
«Tu rubi le macchine, fai le rapine… a farlo sulla play mi vien voglia di prendere uscire e farle, capito – ha detto un indagato a un amico senza sapere di essere intercettato – non sono uno da X-box io, lo sai, le facevo in giro le cose. Sulla play m’annoiano». I 6 giovanissimi, residenti a Monza e nell’hinterland, farebbero parte dello stesso gruppo, composto sia da maggiorenni che minorenni. Avrebbero commesso almeno dieci rapine, tutte aggravate dall’uso delle armi, oltre a una serie di furti, episodi di minacce, lesioni e spaccio di droga. Le vittime erano quasi sempre coetanei e il branco sfruttava la sua forza intimidatrice. Nel mirino della banda è finito anche un senzatetto. Secondo quanto ricostruito, non agivano per arricchirsi ma per imporre il proprio controllo sulla cittadina brianzola, spesso con frasi come; «Questa è la nostra zona». Proprio come nel videogioco, dove la sopravvivenza è legata a “missionì crudeli”.
«No a parallelismo tra games e violenza»
«Il vero problema è l’ignoranza dei genitori su ciò che fanno i figli», spiega l’esperto Gian Luca Rocco, respingendo il parallelismo causa-effetto tra la violenza giocata e quella agita. «In Gta la violenza è una parodia – aggiunge – e non c’è un realismo forte che porti allo sviluppo di aggressività».
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17 Aprile 2019
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