La finta morte dell’anti-Putin

Ucraina Il giornalista assassinato è vivo. Il reporter Arkady Babchenko datoper ucciso a colpi di arma da fuoco in casa sua è comparso in televisione a fianco del capo dell’intelligence ucraina rivelando che la sua morte era stata inscenata per sventare il vero tentativo di omicidio e colpire i responsabili. La clamorosa operazione speciale era partita due mesi fa, quando l’intelligence aveva intercettato un piano per uccidere il giornalista russo, noto oppositore di Putin. Tutto il mondo aveva reagito al racconto della sua uccisione martedì sera a Kiev di fronte alla moglie, ma era solo una messa in scena. Vasyl Grytsak, capo dei servizi di sicurezza ucraini Sbu, ha dichiarato che l’assassinio del reporter era stato «ordinato dai servizi speciali russi» e la dichiarazione di morte era stata rilasciata per stanarli. È stato annunciato l’arresto l’arresto dell’organizzatore e del killer designato per l’uccisione, entrambi ucraini russofoni reduci della guerra nel Donbass. Secondo il capo dell’intelligence avevano ricevuto 40 mila dollari dai «servizi speciali russi» per preparare l’omicidio. «Per quello che so io, l’operazione è stata preparata per mesi. Mi hanno salvato la vita. Voglio dire grazie». ha affermato Babchenko. 
Il tutto alimenta sempre più la tensione fra Mosca e Kiev e fra il Cremlino e il mondo occidentale che lo accusa di orchestrare sempre più spesso attentati all’estero. 
Arkady Babchenko è considerato un acerrimo nemico di Putin, e ha laciato la Russia nel 2017 dopo aver ricevuto minacce di morte. In Ucraina conduce un programma televisivo e collabora con i media inglesi. Si era candidato nelle elezioni del 2012. È stato inoltre uno dei più importanti corrispondenti di guerra della Russia, ha scritto un libro sulla propria esperienza in Cecenia, ha fatto reportage dalla guerra in Georgia, ha denunciato come aggressioni l’intervento russo in Siria e il sostegno ai ribelli ucraini.