Agnès Jaoui L’arte della fuga
12:07 am, 25 Maggio 18 calendario

«L’arte della fuga? Per battere la quotidianità»

Di: Redazione Metronews
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CINEMA Tre fratelli come un piccolo campionario di mondo maschile. In fuga dalle responsabilità. Uno vive con Adar, forse comprerà con lui una casa, ma sogna Alexis; un altro è innamorato di Mathilde ma sta per sposarsi con Julie e il terzo, ostinatamente disoccupato, sogna il ritorno della moglie che lo ha lasciato ma è pronto a cadere tra le braccia della stravagante Ariel che ha l’aspetto materno di Agnès Jaoui. E tutti e tre si esercitano ne L’arte della fuga, come recita il titolo del film dall’omonimo romanzo dell’americano Stephen McCauley, già  campione di incassi in Francia, firmato da Brice Cauvin, a Roma per presentarlo in attesa dell’uscita il 31 maggio.
Voleva raccontare l’insostenibile pesantezza della quotidianità con leggerezza?
Sì. I personaggi sono incapaci di andare avanti nella loro quotidianità e per questo diventano divertenti e puoi creare empatia con lo spettatore. Al festival di San Francisco uno spettatore mi ha detto che dopo “Hannah e le sue sorelle” di Woody Allen finalmente c’è “Antoine e i suoi fratelli” e mi ha fatto davvero piacere.
La musica è utile per raccontare tutto come una melodia?
Lavoro ascoltando musica che m’ispira, ascolto dieci o venti volte un pezzo e con esso entro nel cuore di una scena. Quindi certo, ho scritto la sceneggiatura come uno spartito in cui ogni personaggio è uno strumento che suona una propria musica.

25 Maggio 2018
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