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5:00 am, 16 Marzo 18 calendario

Jane Goodall: «La foresta mi ha reso più forte»

Di: Redazione Metronews
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LONDRA Jane Goodall è una donna incredibile. È capace di coniugare in sé fascino e carisma, fermezza e indignazione al garbo da autentica lady britannica. Etologa e pioniera di studi rivoluzionari sui primati, la scienziata 83enne, è ormai un’icona planetaria. Sessant’anni vissuti a Gombe in Tanzania, a contatto con i “suoi” scimpanzé, hanno segnato irreversibilmente la vita della primatologa protagonista di Jane, il documentario di National Geographic, in onda domenica alle 20.45, scritto e diretto da Brett Morgen con musiche di Philippe Glass.
Una donna che ama il suo lavoro
«Questo film è la storia d’amore tra una donna e il suo lavoro. È il viaggio di un supereroe in un certo senso, perché lei è una donna che ha cambiato il nostro mondo», ha spiegato il regista, che ha realizzato un ritratto intimo con oltre 100 ore di filmati inediti in 16mm rimasti nascosti negli archivi di National Geographic per 50 anni.
Madame Goodall, lei è arrivata in Tanzania quando aveva 26 anni. Non aveva paura di andare così lontano e di vivere così vicino agli scimpanzé?
Quando sono arrivata a Gombe non avevo la minima idea di cosa avrei fatto. E no, non avevo paura degli scimpanzé, ne ero affascinata. Avevo grande rispetto per loro, mi sentivo forte nella foresta. Forse ero folle. È stato il periodo più intenso e bello della mia vita.
Sua madre è venuta insieme a lei.
Sì, si è offerta di accompagnarmi. È sempre stata una mia grande sostenitrice. Fin da piccola assecondava la mia inclinazione a giocare nella natura.
Cosa la affascina così tanto degli scimpanzé?
Mi affascina vedere i loro sentimenti che sono molto simili a quelli degli uomini, come la paura, la rabbia, l’aggressività, la gelosia. Sono così simili a noi. Quando li guardi negli occhi ti accorgi che dietro quello sguardo c’è un pensiero.
Per lei Gombe è una specie di paradiso: qual è stato il momento più brutto che ha vissuto lì?
Quando gli scimpanzé sono stati colpiti da un’epidemia di polio. È stato orribile vederli soffrire e morire. Dopo l’epidemia Gombe non è stata più la stessa.
Cosa pensa della notizia sulla clonazione di due macachi da parte di un team di scienziati cinesi?
Sono impaurita. Ci sarebbe bisogno di un codice etico, di linee guida molto severe soprattutto per certi Paesi, un po’ come accade per il cibo Ogm.
E ora cosa succederà? Dopo i macachi, quale sarà il passo successivo in materia di clonazione?
Non so dire cosa accadrà, è una strada pericolosa e non sappiamo dove porterà. Sinceramente, spero di non essere qui a vederlo.
BARBARA NEVOSI

16 Marzo 2018
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