«Noi giovani abbiamo ereditato il nulla»
ROMA Dopo Checco Zalone, solo Gennaro Nunziante (nella foto, sceneggiatore e regista di Zalone da sempre) poteva raccontare come è difficile diventare adulti al tempo della precarietà «attraverso qualcuno che fa parte della generazione che non ha ancora trent’anni e cerca di rifondare il nostro Paese in cui non possiamo aspettarci una schiarita totale, ma possiamo però trovare qualche raggio di luce».
Ed ecco “Il vegetale” (da oggi in sala) in cui il corpo, la voce, gli atteggiamenti dell’inedito protagonista Fabio Rovazzi raccontano l’Italia putrida di oggi e l’Italia che sa ancora sperare attraverso la gentilezza e il candore. Articoli decisamente sempre più rari.
Secondo lei, Rovazzi, perché è così?
Perché viviamo in un’Italia in cui abbiamo dei modelli sbagliati che mettono da parte il garbo e l’onestà imponendo la prepotenza e la maleducazione. Io sono il simbolo di una generazione che ha ereditato il nulla e si è arrabbiata contro la società in cui vince chi fotte il prossimo.
Cosa l’ha spinta a decidersi di diventare un attore per il cinema?
La voglia di sperimentare, di mettere la mia creatività alla prova di qualcosa di diverso, di passare da 8 minuti di video a 85 di film.
Che risposta si aspetta dai ragazzini che lo seguono?
Prima di tutto, un’enorme sorpresa nel vedermi in vesti del tutto inedite, ma poi spero che afferrino il messaggio. I miei coetanei sono spiazzati nel mare della precarietà, in un momento neutro in cui bisogna prendere delle posizioni, scegliere un immaginario che la mia generazione non ha.
Rovazzi sarà sabato alle 17,40 al The Space Cinema di Rozzano (Milano) per presentare questo film.
SILVIA DI PAOLA
© RIPRODUZIONE RISERVATA