Bufera su Ryanair: «Atti anticostituzionali»

ROMA« La dichiarazione di Ryanair appare non conforme ai principi del nostro ordinamento, nel quale lo sciopero, se esercitato legittimamente, è considerato un diritto costituzionale». Così Giuseppe Santoro Passarelli, presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi, dopo la lettera con la quale la compagnia low-cost irlandese ha minacciato ripercussioni – trasferimenti e mancati aumenti – per il personale di bordo italiano che aderirà all’agitazione in programma per il 15 dicembre.
«Minacce inacettabili»
«Andiamo avanti con lo sciopero, siamo abituati a questi toni, ma si configurano fuori della legalità. Almeno in Italia», ha sottolineato il coordinatore dell’Anpac, Riccardo Canestrari. «È inaccettabile minacciare i lavoratori per un diritto di sciopero che è costituzionalmente garantito – ha affermato il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio – sono cose che non possono e non devono avvenire. Siamo per la massima libertà d’impresa, ma nel rispetto dei diritti dei lavoratori». «La lettera di Raynair è una cosa gravissima – ha aggiunto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti – credo che tutte le autorità devono fare la parte che loro compete. A noi compete il controllo dell’applicazione dei contratti e delle leggi riferite al lavoro: ce ne occuperemo».
Protesta in tutta Europa
Di «inaccettabile attacco al diritto di sciopero» parla il coordinatore nazionale del trasporto aereo della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito, esprimendo «solidarietà ai lavoratori e ai sindacati europei che hanno promosso la protesta». «La minaccia ai piloti di Ryanair è indegna – ha sottolineato anche il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda – ritengo che si debba intervenire. Non si può stare sul mercato, prendere i vantaggi e non rispettare le regole». Lo sciopero Ryanair è stato proclamato anche in Germania, Irlanda e Portogallo. Al centro delle rivendicazioni non ci sono ragioni economiche, ma richieste di riconoscimento dei diritti sindacali (dalla negoziazione dei contratti alle rappresentanze) e critiche alle sempre più pesanti condizioni di lavoro.
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