Isis terrorismo
7:06 am, 18 Ottobre 17 calendario

Con la fine dell’Isis c’è il pericolo foreign fighters

Di: Redazione Metronews
condividi

ROMA È il momento di accentuare i controlli, avverte Stefano Silvestri, già presidente dell’Istituto Affari Internazionali. L’Isis è ridotto ai minimi termini in Siria e Iraq, e ora che fine faranno i foreign fighters che avevano raggiunto lo Stato islamico per combattere? Si stima che i jihadisti stranieri siano stati fra 30 e 40 mila, una parte dei quali – forse la metà – sarà caduta in battaglia. Almeno seimila venivano dall’Europa.
Che succederà ora dei foreign fighters?
In Siria e in Iraq si sono create comunità di potenziali terroristi, che hanno accumulato capacità di combattere e di costruire bombe. È probabile che vorranno continuare ad usare queste abilità. Alcuni cercheranno certamente di condurre atti terroristici più o meno in collegamento con quel che resta della cupola dell’Isis. Difficile per loro restare in Siria e Iraq, dove si scatenerà la caccia all’uomo. Cercheranno di andare altrove: cercare nuovi campi di battaglia,  trovare luoghi di asilo, o tornare a casa. 
Un pericolo per noi? Come prevenire la minaccia?
La maggior parte viene da Paesi che non ci riguardano in modo diretto, ma ci sono anche molti cittadini europei. Dovremo capire quanti ne conosciamo. Credo ci sia già un grande lavoro di schedatura abbastanza preciso. Vediamo chi proverà a tornare in Europa. Molti verranno incriminati. Altri bisogna vedere, bisognerà verificare se abbiano commesso reati – il che se sono foreign fighters è quasi certo. Se verranno liberati dovranno essere tenuti sotto sorveglianza, per vedere dove vanno, che fanno, chi incontrano. In ogni caso chiunque arrivi dalle zone di guerra dovrà essere interrogato, per cercare di capire se è un combattente prima sconosciuto. E va tenuto d’occhio. Ci vorrà una forte mobilitazione di polizia e di intelligence, che però adesso è necessaria. Magari qualcuno poi è pentito, deluso, forse vuole collaborare. 
Come possono tornare?
Molti cercheranno di farlo clandestinamente. Altri possono provare con documenti falsi, o attraverso confini di Paesi meno attenti. Servirebbe un forte controllo delle frontiere esterne dell’Europa. Purtroppo il coordinamento tra le polizie di frontiera europee non è ancora così efficace. Servirà un grosso sforzo di identificazione, anche verso chi è riuscito a entrare, come nel caso di Ferrara col fratello dell’assassino di Marsiglia. Bisognerà trovare il modo di scoprire se si sono rifatti vivi nelle loro zone, presso i loro parenti e conoscenti. Anche perché i reduci, oltre ad avere reti alle loro spalle, possono radicalizzare altri.
OSVALDO BALDACCI

18 Ottobre 2017
© RIPRODUZIONE RISERVATA