INTERVISTA
7:00 am, 26 Settembre 17 calendario

«La nostra battaglia per la meritocrazia»

Di: Redazione Metronews
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MILANO «Il talento non basta: senza un ecosistema meritocratico in cui possa trovare espressione e riconoscimento, serve a poco e finirà per cercare soddisfazione altrove»: è perentoria Maria Cristina Origlia (nella foto), tra le organizzatrici della Prima edizione della Giornata del merito, che si svolgerà domani 27 settembre  nella Sala Lunigiana di Copernico Milano Centrale. Un’iniziativa del Forum della Meritocrazia, nato nel 2011 come associazione no profit.
In Italia tutti parlano di meritocrazia, ma in pochi la applicano: come sperate di cambiare le cose?
Siamo consapevoli di poter apparire  come Don Chischiotte  che portano avanti un progetto che assomiglia più a un’utopia, eppure questo è un momento cruciale per il nostro futuro. Senza meritocrazia l’Italia perderà la sfida della competitività con il resto del mondo e i talenti continueranno a emigrare. Vogliamo diffondere una cultura diversa, perché il nostro Paese non può più davvero permettersi di sprecare le proprie risorse umane.  
La Guardia di finanza ha arrestato sette docenti universitari per i concorsi  truccati, una prassi anti-meritocratica tollerata da decenni.
Certo, tutti hanno sempre saputo come funzionano le cose nelle università, eppure il fatto che in questo caso la tolleranza sia venuta meno e sia partita la macchina della giustizia fa ben sperare per il futuro. D’altronde se le cose funzionassero nel modo giusto, con le persone migliori nei posti giusti, tutto nella società funzionerebbe meglio. Basta pensare alla sanità: se un medico è primario non per merito ma per raccomandazione, il danno è generale. E così è in tutti gli altri  ambiti:  dalla scuola ai trasporti alla giustizia. Fino all’imprenditoria privata.
Perché solo ora arriva la giornata del merito?
In questi sei anni dalla nostra fondazione ci siamo impegnati in ambiti più ristretti, abbiamo collaborato con le università, con le aziende private, ma ora è arrivato il momento di lavorare per diffondere una  maggiore sensibilità sociale sul tema. Se il riconoscimento del merito fosse diffuso, arriverebbe anche maggiore equità sociale e tutti ne beneficerebbero.
VALERIA BOBBI

26 Settembre 2017
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