Processo Mafia Capitale
10:00 pm, 15 Marzo 17 calendario

Buzzi a tutto campo tira in ballo Zingaretti e Storace

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Nessuno poteva avvicinarsi alla gara del Cup. C’era un accordo politico tra la maggioranza rappresentata da Zingaretti e l’opposizione». Prima con Francesco Storace, poi con Luca Gramazio. Probabilmente le “verità” di Salvatore Buzzi non aiuteranno l’ex presidente della 29 Giugno a risollevare la sua posizione giudiziaria, mentre il processo Mafia Capitale si avvia alla conclusione. Ma, di sicuro, continuano a non far dormire sonni tranquilli a molti dei protagonisti chiamati in causa dal re delle coop, che per spiegare la presunta turbativa d’asta sulla gara regionale del Cup del dicembre 2014, nell’udienza di martedì 15 marzo, ha tirato in ballo direttamente Nicola Zingaretti, che, in attesa del prossimo 22 marzo, quando avrà la possibilità di chiarire ogni fatto nell’aula bunker di Rebibbia, dove i legali di Buzzi lo hanno citato in veste di testimone, ha affidato la sua difesa ad una nota: «In merito alle false dichiarazioni ripetute dal signor Buzzi anche oggi in aula ho già presentato nell’agosto del 2015 querela per calunnie».
Le accuse contro l’amministrazione regionale non sono certo leggere. Perché, secondo Salvatore Buzzi, l’esito dell’appalto da 60 milioni di euro sul sistema di prenotazione unico per le prestazioni sanitarie era già stato “fissato” con largo anticipo dai vertici della Pisana. «In tutto erano 4 lotti: 3 spettavano alla maggioranza – ha detto Buzzi – e uno all’opposizione di  Francesco Storace. Chiesi al numero 2 del Cns di poter partecipare: ti prendo solo se me lo dice la politica, mi rispose. Per questo provai con il consorzio Solco». Siamo nel maggio 2014 e Buzzi è convinto di aver ottenuto almeno un lotto, dopo l’intervento di Luca Gramazio: «mi ha detto che ha parlato con Zingaretti e si è intestato il lotto dell’opposizione al posto di Storace». Poi, però nel settembre arriva il colpo di scena: una delle ditte predestinate, la Manutencoop, rischia di essere estromessa dalla gara per alcune irregolarità sui documenti e Buzzi, tramite Salvatore Forlenza della Legacoop, si rapporta con Giuseppe Cionci, l’imprenditore che cura la raccolta fondi per NIcola Zingaretti. «Gli faccio sapere che sono disposto a subentrare a Manutencoop alle stesse condizioni, ossia al 2%. E il passaggio fra Forlenza e Cionci va bene». A presiedere la gara sarà Elisabetta Longo, «definita la top gun dell’amministrazione, perché porta l’aereo a destinazione», spiega Buzzi, ricordando le fasi salienti della trattativa.«In coop eravamo euforici, avevamo fatto una grande rimonta come il Barcellona: eravamo partiti da zero e ora avevamo due lotti». Anche se, prima del traguardo, sarebbe arrivata la doccia fredda finale: il consorzio Capodarco, che già aveva la certezza di due dei tre lotti della maggioranza, vuole prendere anche il lotto di Manutencoop. E ci riesce. «Vengo a sapere che Umberto Marroni (parlamentare Pd ndr) è intervenuto con Zingaretti: sono stato beffato dal mio amico Marroni».
I POLITICI CHIEDONO SOLDI E NON FANNO NULLA
Di Marroni, Buzzi aveva parlato anche in mattinata, fornendo un ritratto impietoso della classe politica romana: «Destra, sinistra e centro. Sono tutti uguali. Non fanno niente e poi vengono a chiederti i contributi. Almeno Panzironi ti chiede i soldi ma le cose le fa. I politici, nulla. Giordano Tredicine mi diceva sempre: da me vengono 100 persone e io non faccio nulla. Poi per 50 il problema si risolve da solo e io mi prendo i meriti. Anche Gramazio non faceva niente, mentre Umberto Marroni – così lo racconta Buzzi – aveva il fuso orario: non lo potevi chiamare la mattina, perché dormiva. Alemanno, invece, ti fissava appuntamenti a mezzanotte. Erano tutti matti». L’unico per cui Buzzi spende parole di stima è l’ex assessore capitolino Daniele Ozzimo, condannato in un altro filone dell’inchiesta. «Ozzimo per me era un fratello minore. Gli ho dato 20mila euro per la campagna elettorale, li venne a chiedere Micaela Campana (deputata Pd). Ma se me ne avesse chiesti 50mila, glieli avrei dati. Lui è onestissimo, è una persona degnissima». Così come l’ex sindaco Walter Veltroni. «Con la giunta Veltroni chi si azzardava a pagare tangenti veniva arrestato». Nel dettagliare i tanti contributi ai politici del Pd, Buzzi si è soffermato anche sui 5mila euro in nero, con cui finanziò il convegno del 2014 a cui partecipò anche il procuratore capo Giuseppe Pignatone. E’ il 29 novembre e l’inchiesta Mafia Capitale sta per “esplodere”. Il segretario del Pd romano Lionello Cosentino vorrebbe presentargli Pignatone. Ma Buzzi, che sarebbe arrestato qualche giorno dopo, preferisce evitare. «Oggi me ne pento, chissà che faccia avrebbe fatto». Già, chissà.
MARCO CARTA

15 Marzo 2017
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