Esce Robinu storie di baby camorristi

CINEMA «Per morire bastano 3 secondi o 2, allora meglio che uccidi tu prima di essere ucciso» dice un ragazzino appena adolescente. E un altro, a un passo da lui: «Se hai fatto una cosa e pensi di aver sbagliato vabbe’ impari dal carcere, ma se hai fatto qualcosa che ti piace il carcere non può cambiarti, sei come un leone in gabbia, appena esci da qui mangi qualcuno». E poi c’è l’adolescente cresciuto che racconta: «Il primo reato l’ho fatto a 13 anni, rapina da solo, sparando a tre poliziotti». E c’è Luigi che suo padre non l’ha mai visto perché in carcere. E ci sono le donne che, per mantenere i figli, spacciano di notte e di giorno, dopo aver lasciato i bimbi all’asilo. Tutto questo vedrete in “Robinu” film di Michele Santoro, presentato a Venezia e nei cinema il 6 e 7 dicembre per mostrarci come vivono (e muoiono) i baby camorristi che non vanno a scuola, che sono già devastati dalla droga e che non hanno via di scampo in un paese in cui le istituzioni semplicemente non esistono.
 
S. D. P.