Turchia/Post golpe
2:20 pm, 2 Agosto 16 calendario

Erdogan contro l’Ue mentre la purga continua

Di: Redazione Metronews
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ANKARA Le autorità di Ankara hanno inviato una seconda richiesta scritta agli Stati Uniti per chiedere l’estradizione dell’imam Fethullah Gulen, in esilio volontario negli Usa dal 1999 e accusato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan di aver organizzato il tentato golpe del 15 luglio scorso. Lo ha reso noto il ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag, affermando che  «la cosa giusta da fare è estradare Gulen». 
Se questo non avverrà, ha avvertito il ministro citato dal sito del quotidiano Hurriyet, i rapporti tra Washington e Ankara saranno danneggiati. Bozdag ha anche detto che Gulen non può recarsi all’estero senza il permesso o l’approvazione delle autorità americane. Il 19 luglio Ankara ha già inviato a Washington quattro dossier su Gulen per motivare la richiesta di estradizione.
Intanto il presidente turco in un’intervista a RaiNews 24 si scaglia contro l’Unione Europea e in particolar modo contro Federica Mogherini.
«In Turchia c’è stato un golpe  contro la democrazia che ha fatto 238 martiri –  tuona Erdogan – e nessuno è venuto qui. Se viene bombardato il Parlamento italiano che cosa succede? La Mogherini, che è italiana, come reagisce? Dice che hanno fatto bene, che è preoccupata dai processi che ne deriverebbero? Ora vi chiedo una cosa: l’Occidente è dalla parte della democrazia o del golpe?».
«Sinceramente sono molto sorpresa. L’Alto rappresentante Mogherini è stata attiva durante il golpe, condannandolo fermamente ed esprimendo sostegno alle istituzioni democratiche legittime in Turchia, indicando in particolare il Parlamento. È rimasta in contatto con le autorità turche, inclusa la sua conversazione col ministro degli Esteri Cavusoglu». Lo dichiara la portavoce del servizio Ue per l’azione esterna Maya Kosyanchich. «Vorrei ricordare – aggiunge – che in Turchia si trova la delegazione più nutrita dell’Unione europea del mondo, una delegazione attiva e impegnata che segue da vicino sviluppi».
Ma Erdogan non si ferma e annuncia il possibile ritorno della pena di morte: «Se il Parlamento turco la voterà, siamo pronti a reintrodurre la pena di morte dopo il fallito golpe in Turchia. Il popolo la chiede, i sondaggi dicono che il 57% dei turchi la vuole, e se il Parlamento la voterà nessuno potrà dire nulla».
Il tentato golpe militare del 15 luglio è costato all’economia turca qualcosa come 300 miliardi di lire, circa 100 miliardi di dollari. Sono le stime “preliminari” diffuse dal ministro del Commercio, Bulent Tufenkci, secondo il quale il “conto” potrebbe anche diventare più salato con l’emergere di analisi più approfondite sull’impatto del golpe sui vari settori.
«Considerando i caccia, gli elicotteri, le armi, le bombe e gli edifici, il costo minimo è di 300 miliardi di lire secondo i calcoli preliminari. Il costo esatto molto probabilmente sarà più elevato quando verranno effettuati calcoli più dettagliati. Ci saranno anche vari costi nel medio termine. Per esempio molti ordini dall’estero sono stati cancellati. Molti stranieri hanno interrotto i loro viaggi in Turchia», ha dichiarato il ministro, citato dal sito del quotidiano Hurriyet.
Intanto “la purga” post golpe non si ferma. L’ultimo sviluppo di oggi è l’arresto di 100 dipendenti, tra medici, infermieri e amministrativi dell’ospedale militare di Ankara.
METRO

2 Agosto 2016
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