Scuola
6:45 pm, 4 Maggio 16 calendario

Prove Invalsi per due milioni

Di: Redazione Metronews
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 ROMA. «Vorrei che i risultati di queste prove servissero davvero ad orientare e rinnovare i programmi scolastici e a valorizzare le competenze degli studenti. Vorrei che il ministero tenesse in considerazione gli orientamenti forniti dai test per  restituire alla scuola la qualità che merita». Erica è la mamma di un alunno dell’Istituto comprensivo romano B.Duca, che ieri ha deciso di non mandare il proprio figlio a scuola per protestare contro il Test Invalsi. Perché? «Perché quello che dovrebbe essere uno strumento per migliorare la scuola pubblica si sta trasformando in una gara tra insegnanti e dirigenti». Sono un milione e centomila gli alunni delle classi seconde e quinte della scuola elementare alle prese in queste ore con il doppio “quizzone”, italiano ieri e matematica oggi, della prove Invalsi, sistema di valutazione introdotto nel 2008 al fine di verificare i livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti. 
Il 12 maggio toccherà alla II scuola secondaria di secondo grado, il 17 giugno la Prova nazionale all’interno dell’esame di Stato al termine del primo ciclo di istruzione. 
Perché no 
Fino a oggi i test hanno avuto sempre una partecipazione del 98%, mentre lo scorso anno la percentuale si è attestata all’80%. I sindacati di base hanno proclamato anche quest’anno lo sciopero per “boicottare” le prove Invalsi (ieri e oggi i Cobas, il 12 maggio sciopero generale). È tempo di «cambiare pagina», dice Domenico Pantaleo, Flc Cgil, che chiede al governo di «superare il carattere censuario delle prove Invalsi… bloccare il percorso che sta conducendo l’Invalsi a diventare un mero “testificio”».
Perché sì
Per l’Istituto nazionale di valutazione le prove mirano a «scandagliare alcune semplici competenze di cittadinanza che tutti devono possedere: comprendere un testo in lingua italiana e sapere usare alcune nozioni di matematica per risolvere problemi quotidiani», spiegano dalla direzione generale. Quello che non si è capito è che «la valutazione è un diritto, non un dovere degli studenti». Una novità potrebbe poi arrivare già il prossimo anno per il test in Terza media: «Si sta pensando di  modificare i tempi di somministrazione delle prove e svolgerle prima dell’esame», spiega a Skuola.net Roberto Ricci dirigente Invalsi.  
L’insegnante che contesta
Più scuola dei contenuti, meno azienda». Lorenzo Romeo insegna italiano e latino al liceo scientifico “F. Enriques” di Ostia. Prof, che farà il prossimo 12 maggio, data della prova Invalsi per i ragazzi delle superiori? «L’unico strumento per difendere il proprio diritto al dissenso è lo sciopero. Lo sciopero contro un modello che non condivido, quello di una scuola in cui è stata creata una struttura, l’Invalsi appunto, che vigila perché le cose siano fatte in un certo modo». Quale? «Il test è una verifica veloce di alcune conoscenze di base degli studenti, quello che contesto è l’uso distorto che ne viene fatto, con una valutazione del merito di docenti e scuole sulla base di un criterio prestabilito a ribasso». Romeo contesta la «deriva aziendalista» del sistema-scuola: «Nella nostra scuola, dove una parte consistente del corpo docente non fa i test, i fondi arrivano più dai privati che dallo Stato.  Alternative? «Le  scuole potrebbero fare prove calibrate sul livello degli studenti». 
S.B.

4 Maggio 2016
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