MAFIA CAPITALE
9:57 pm, 18 Aprile 16 calendario

Sul Cup del Lazio Zingaretti testimone

Di: Redazione Metronews
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ROMA Un appalto multimilionario su cui anche il governatore Nicola Zingaretti, in qualità di testimone, dovrà fornire ai giudici chiarimenti il prossimo 20 giugno. Al processo Mafia Capitale è arrivato il turno della regione Lazio e del bando del dicembre 2014 per il servizio Cup, il sistema di prenotazione unico per prestazioni sanitarie che faceva gola alle coop di Salvatore Buzzi, di cui ieri si è discusso in due distinte aule giudiziarie.
 
Mentre, infatti, a piazzale Clodio si apriva il procedimento a carico di Maurizio Venafro, ex capo gabinetto di Zingaretti, nell’aula bunker di Rebibbia, ha testimoniato Elisabetta Longo, all’epoca dei fatti, a capo della centrale unica degli acquisti regionale, che ha ricostruito le fasi della nomina nella commissione della gara per il Cup di Angelo Scozzafava, gradito a Buzzi e all’ex consigliere di opposizione Luca Gramazio.
 
«Fu Venafro a segnalarmi il curriculum di Scozzafava, precisando che era un nome gradito a Luca Gramazio e all’opposizione, che lamentava una mancanza di trasparenza negli appalti. Il curriculum me lo diede nel maggio 2014 – ha detto la Longo, di fronte ai giudici della X sezione penale – ma io lo inseriì nella commissione solo a luglio, quando saltò per incompatibilità un altro nome. Ma non ho ricevuto pressioni, mi era stata solo indicata l’urgenza della gara che da tredici anni era in proroga».
 
La Longo, che in un altro filone dell’inchiesta era stata iscritta nel registro degli indagati per falsa testimonianza ai pm, dopo alcune dichiarazioni contraddittorie fornite sempre sullo stesso argomento, nel corso del suo intervento ha precisato di non «essere mai stata coinvolta in discussioni di natura politica» e di aver sempre operato «in piena autonomia». Tuttavia, alla precisa domanda sul ruolo effettivo di Venafro, e, nello specifico, se fosse una consuetudine che il capo di gabinetto del presidente Zingaretti proponesse i nomi utili alla composizione delle commissioni giudicanti delle gare, la risposta della Longo non ha convinto fino in fondo i giudici in aula. «Era abbastanza usuale che desse i nominativi», ha affermato la Longo, prima di correggere il tiro: «È successo solo due volte».
MARCO CARTA

18 Aprile 2016
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