TERRORISMO/BRUXELLES
5:07 pm, 22 Marzo 16 calendario

Bruxelles, ora il rischio è che l’Europa chiuda le porte

Di: Redazione Metronews
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NEW YORK Brian Nussbaum è un esperto di terrorismo al Rockefeller College di New York. Metro lo ha intervistato.
Perché è stata attaccata Bruxelles?
Sembra probabile – anche se è importante notare che è ancora presto – che questo sia il lavoro di una cellula operativa che aveva legami con Abdeslam. Dato il suo recente arresto lo scorso venerdì, attacchi in fase di pianificazione potrebbero essere stati accelerati in risposta al suo arresto. Questo effetto collaterale è una preoccupazione comune tra forze di sicurezza e le forze dell’ordine, ed è uno dei motivi per cui spesso si monitorano i sospetti invece di arrestarli immediatamente.
Perché non ci sono punti di controllo all’ingresso dell’aeroporto internazionale di Zaventem?
L’estensione della protezione e sorveglianza intorno a obiettivi sensibili a volte è una buona idea, ma può non essere affrontabile in termini di costi, convenienza, e gestibilità per il personale di sicurezza. Spesso semplicemente sposta il perimetro all’esterno, ampliando l’area che deve essere monitorata e spostando i luoghi non protetti dalla massa critica del personale di sicurezza.
I controlli di sicurezza servono?
Sono necessari, anche se sono in genere più utili per il controllo della folla e della sicurezza pubblica tradizionale rispetto alla lotta al terrorismo. Detto questo, in zone ad alto rischio o bersagli ad alto rischio, possono essere molto preziosi. Abbiamo visto durante gli attacchi di Parigi che controlli di sicurezza presso lo stadio di calcio hanno obbligato gli attentatori a farsi saltare fuori dallo stadio.
L’Europa dovrà cambiare la sua politica sull’immigrazione?
Credo che non vi è dubbio che questo attacco – come a Parigi – cambierà il discorso intorno alla questione dei rifugiati siriani in Europa. Questo, nonostante il fatto che, mentre molti dei terroristi in entrambi i casi erano stati foreign fighters in Siria, costituiti in maggiornaza da cittadini europei di prime e seconde generazioni e che nulla hanno a che fare con il flusso di migranti in corso. Tuttavia, nonostante i legami limitati tra questi terroristi e i rifugiati, ciò non basterà a fermare coloro che hanno forti posizioni precostituite contro l’immigrazione e coloro che hanno semplicemente paura  di ulteriori attacchi terroristici dal  mescolare le due questioni. Ci può anche essere qualche rischio di una maggiore mobilità di terroristi nei grandi flussi di rifugiati, ma è un problema minore rispetto alle necessità umanitarie e all’importanza che la UE e la comunità internazionale aiutino le persone in fuga dalla barbarie del regime di Assad e dall’ISIS.
METRO

22 Marzo 2016
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