C’è un tempo per ogni cosa
Noi maschi diventiamo padri dopo che il figlio è nato. Se ne siamo capaci. In più: nemmeno l’animo più sensibile di un uomo può avvicinarsi a comprendere cosa significhi portarsi dentro tutta l’umanità per nove mesi. Però chi è padre, sa che il neonato ha bisogno di avere la mamma a portata di occhi, mano, bocca. Ora, oltre il mio personale scetticismo sulla Meloni come possibile primo cittadino di qualunque agglomerato urbano, mi interessa ragionare sulla ventata unanime che si è alzata contro le parole di Bertolaso e Berlusconi.
Ok, lo sappiamo tutti che i due hanno parlato per spudorata convenienza; ma perché non ci si è concentrati nel ribadire l’unica cosa scontata: che la campagna elettorale che si annuncia sarà spietata come un leone nel Colosseo; che la Meloni la farebbe con il pancione agli ultimi mesi; che partirebbe da eventuale sindaco con un bambino appena nato e per un impegno che tiene in ballo dall’alba a notte fonda. A meno che non abbia deciso di affidarsi ad una tata, sorta di madre surrogata: ma Giorgia ha pure il Family day nel dna, accipicchia. La scelta della Meloni ha lo stesso opportunismo politico di quella dei due marpioni; nemmeno in dolce attesa, ci sono anime candide. E se è lapalissiano dire che le donne hanno il dono a noi mai pervenuto del multitasking, lo è anche affermare che c’è un tempo per ogni cosa. E il femminismo non ci azzecca. Chi crede in Wonderwoman, si compri il pupazzetto.
MAURIZIO BARUFFALDI
Giornalista e scrittore
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