Bravi danesi, però manca qualche dettaglio
Secondo me i danesi hanno ragione: se un profugo vuole usufruire dell’ottimo welfare della Danimarca deve contribuire nella misura che gli è consentita. Bene dunque la confisca dei beni oltre i 1300 euro. L’unica cosa in più, direi che la cosa va pianificata bene. Mettiamo una famiglia di profughi siriani, padre, madre e due figli. I quali, dopo aver presentato regolare domanda al consolato danese a Damasco, se la vedono accolta, perché di fronte all’emergenza internazionale tutti i paesi sono chiamati a dare il loro contributo, dopotutto nel 2015 in Europa è arrivato un milione di rifugiati su 500 milioni di europei, un misero 0,2%. Quindi la nostra famiglia siriana paga un normale biglietto aereo spendendo diciamo duemila euro per tutti, ma proprio per stare abbondanti, arriva all’aeroporto di Copenaghen e lì paga una tassa anche consistente al governo. Non è bello, suona un po’ male, ma i tempi sono duri del resto e tutti devono contribuire.
Di solito però le cose vanno diversamente: di solito la famiglia in questione è costretta a mettersi nelle mani dei trafficanti, che pretendono migliaia di euro, diecimila anche di più, per traghettarli su gommoni troppo carichi che piuttosto spesso fanno naufragio. Probabilmente sempre la nostra famiglia X nel suddetto naufragio perderà uno o più componenti, facilmente il bambino più piccolo. Poi dovrà mettersi in mano ad altri trafficanti e un po’ a piedi, magari a -20 nelle foreste della Serbia, un po’ stipati in qualche camion pagato come un posto in business class, risaliranno l’Europa con il rischio continuo di essere ricacciati indietro. Arrivati alla frontiera danese forse qualcosa gli sarà rimasto, se saranno stati bravi e saranno riusciti a difendere quello che si sono portati addosso.
In questo caso, però la loro tassa da profughi non l’hanno già pagata? Forse alle persone sbagliate, ma del resto…
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