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7:22 pm, 26 Novembre 15 calendario

Il califfo e l’ayatollah minacce equivalenti per l’occidente

Di: Redazione Metronews
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INTERVISTA Oggi tutta l’attenzione è catalizzata sull’Isis, ma non bisogna dimenticare il quadro generale. C’è una tenaglia che si stringe sul Medio Oriente e sul mondo. È la tesi di fondo del nuovo libro della giornalista e scrittrice Fiamma Nirenstein, “Il califfo e l’ayatollah” (Mondadori, pp. 144, 18 euro)
Oggi l’Occidente sembra guardare all’Iran come un nuovo amico contro l’Isis: lei la vede diversamente…
Sono due pericoli che si equivalgono. Il califfo dell’Isis terrorizza il  mondo con disgustose crudeltà che raggiungono anche l’occidente, ma questo non ci deve far dimenticare che l’idea dell’esportazione della rivoluzione islamica e della conquista del mondo nasce con l’ayatollah Khomeini in Iran. Sono due estremismi contrapposti in guerra fra loro, da molto tempo. Nel libro racconto la sofferenza degli sciiti oppressi e al contempo quella dei sunniti anche di recente. Però da entrambi questi disegni di egemonia di sicuro è nato il terrorismo sia interno che internazionale. Esso è rivolto prima di tutto gli uni contro gli altri, e d’altra parte poi contro di noi. Il terrorismo dell’estremismo sunnita  è sotto gli occhi di tutti ma sono stati gli sciiti in Libano a compiere i primi attentati contro i soldati americani e francesi, e si può ricordare l’attacco contro il centro ebraico a Buenos Aires del 1994.
Cosa vogliono davvero il califfo e l’ayatollah?
L’obiettivo primario di questi due estremismi è il Medio Oriente. Non a caso l’Isis si è costituito come Stato con un establishment, una realtà territoriale e dei confini. Allo stesso tempo mentre salta in aria mezzo mondo per colpa dell’Isis, l’Iran è ormai padrone di diverse capitali: è sciita il governo di Baghdad e questo è uno dei motivi per cui è nato l’Isis; c’è la presenza diretta di iraniani ed Hezbollah sul terreno di varie crisi, e stretti alleati di Teheran controllano Damasco in Siria, Beirut in Libano e Sanaa in Yemen. Ma la cosa più terrificante è che l’Iran sta preparando la bomba atomica, e la risposta internazionale è stata che per la prima volta nella storia è stato fatto un accordo solo temporaneo. Il progetto di potere nucleare iraniano non è stato negato, e tra 10 anni avrà mano libera.
La diplomazia internazionale sembra pensare che il nemico primario sia l’Isis, contro cui tutti – Iran incluso – si devono unire.
Il nostro nemico oggi prima di tutto è il terrorismo, e in futuro la conquista globale del mondo sognata da queste due forme estremiste di islam. Entrambe si servono del terrorismo e ci danneggiano sia per oggi che per domani. Non si dimentichi che l’Iran dice e ripete che ha il progetto di distruggere lo Stato di Israele. È una bandiera che gli consente di attrarre consensi, ma non è solo propaganda: nella pazzesca idea dell’estremismo islamico Israele rappresenta il primo nemico, un avamposto democratico in Medio Oriente.
La pace fra israeliani e palestinesi potrebbe disinnescare molte tensioni?
La pace in Israele non cambierebbe nulla, di questo agli sciiti e ai sunniti che sono in guerra non importa nulla. La questione israelo-palestinese non è per niente una miccia. Quello di oggi . che sta contagiando anche i palestinesi – è un terrorismo ideologico e religioso. Bisogna capire che i morti israeliani sono identici ai morti europei.
Ma quindi Israele e Occidente sono vasi di coccio fra vasi di ferro?
No, io credo profondamente nella nostra forza. Bisogna però riconoscere che esiste questa minacciosa tenaglia. Detto questo oggi c’è una prospettiva di vera pace perché ci sono tutte una serie di Paesi sunniti mediorientali che hanno interesse a battere sia lo sciismo radicale che il sunnismo radicale. La strategia vincente è l’alleanza con Giordania, Egitto e Paesi del Golfo. Sono gli interessi che muovono le soluzioni dei conflitti. Quindi è importante che si trovi l’unità di tutto il mondo, a partire dai Paesi arabi musulmani, per battere l’Isis e contenere l’imperialismo iraniano. 
OSVALDO BALDACCI

26 Novembre 2015
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