Napoli è un caso a parte cominciamo a dire che è Gomorra
Forte e sonora arrivò la risposta dello Stato. Contro l’emergenza criminalità a Napoli (da leggere con tono enfatico) arriveranno 50 poliziotti in più. Ah però. Roba da far tremare i polsi ai camorristi. Ma in fondo è vero: perché sprecare le forze dell’ordine quando quella della criminalità a Napoli tutto è tranne che emergenza? Spari in centro nella zona della movida di piazza Bellini (un gioiello di epoca greco-romana costantemente vandalizzato), giovani trucidati tra la folla, periferia est, ovest e centro accomunati dalla stessa mattanza. Nulla di nuovo sotto il sole campano. Purtroppo. Corsi e ricorsi: scrivo questo commento e il deja vu non è solo una sensazione. Puntualmente arrivano le pistole e l’indignazione di (nell’ordine) chiesa-politici locali-nazionali-questori-prefetti-intellettuali. Un circo di dichiarazioni, soluzioni sussurrate tra un drink e l’altro nei salotti bene. L’escalation è un copione: prima gli omicidi, poi le reazioni, quindi la risposta dello Stato. Solo che siamo passati dall’invio dell’esercito ai 50 poliziotti in più. Non che la militarizzazione risolva il problema: ma lo affronta, e mostra un segnale. Quello che riceviamo, dagli uffici del ministero dell’Interno, è un segnale di debolezza, se non di strafottenza. Ma io questa volta voglio soffermarmi non sulle dichiarazioni del post-sparatoria, ma del pre. Nelle polemiche affiorate, anzi divampate, mentre si girava a Secondigliano la serie Gomorra: Napoli non è questa, Napoli non è solo camorra, dicevano tutti indignati. Quasi che chi vedesse il bel telefilm fosse un traditore della Patria. «Napoli non è diversa da Roma e da Milano», ha detto il sindaco una settimana fa. Ma cosa dice, sindaco? Napoli è diversa: i miei amici che vivono alla Sanità hanno paura ad uscire la sera. Questo non accade né a Roma né a Milano. E negare questa specificità vuol dire essere complice di questa sotto cultura violenta. Napoli ha bisogno di regole speciali, di forze speciali, di un’amministrazione speciale. E se non iniziamo a riconoscere questo, non andremo mai da nessuna parte. E soprattutto non offriremo mai una concreta alternativa alle due vie obbligate: fuggire via o immolarsi.
STEFANIA DIVERTITO
giornalista di Metro e scrittrice
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