PAOLA RIZZI
8:17 pm, 15 Giugno 15 calendario

I “buonisti” silenziosi

Di: Redazione Metronews
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Ci sono due Italie, una che si infila la maglietta con le ruspe, che urla, fa molto chiasso e si fa sentire a grande distanza.  Poi c’è un’Italia silenziosa, che si mette in coda  nei punti di raccolta alla stazione Centrale di Milano o a Tiburtina, nella fila accanto a quella degli eritrei e dei siriani, con in mano i sacchi della spesa o le borse piene di vestiti e di giocattoli da donare ai volontari e alla croce rossa e che chiede a bassa voce: «Posso fare qualcosa? Cosa vi serve? Avete bisogno di aiuto?».  Gente che non ha paura di prendersi la scabbia,  alla faccia dei professionisti dell’allarmismo.
Sono migliaia questi italiani. Certo, secondo la contabilità cara ai cattivisti, meno di quelli che restano a casa o perché non possono aiutare o perché se ne lavano le mani, ma molti di più di quelli che sbraitano  o  che si presentano con poche e anacronistiche bandiere a protestare.
 Nei giorni in cui il mezzanino della stazione Centrale era affollato di profughi e qualcuno preoccupato più della prossima scadenza elettorale che del decoro, gridava allo scandalo e all’indecenza, si sono visti tanti cittadini e viaggiatori che non solo non facevano “il giro largo”, ma al contrario sceglievano proprio di passare in mezzo al bivacco, si fermavano per chiedere e per capire qualcosa di più, di persona.
In effetti poi a voler ben vedere di Italie ce ne sono almeno tre, perché c’è quella delle istituzioni, del Governo, tutti i Governi, nazionali e mettiamoci dentro anche gli organismi sovranazionali,  che da anni sembrano tutti sempre colti di sorpresa ad ogni ondata migratoria. Quelli che l’emergenza poi di rimpallo in rimpallo finisce sempre più in basso, sul collo dei Comuni e da lì poi ancora più giù nelle mani dei volontari, delle associazioni, delle onlus, della Croce Rossa, di Tizio, Caio e Sempronio. Dei cittadini volenterosi. Buonisti, secondo gli speculatori della paura. In realtà, valutandone semplicemente i risultati,  cittadini armati di pragmatismo, certo sì, solidale,  ma che alla fine mettono una pezza alle falle del sistema. E meno male che ci sono loro. Poi magari quando passa il momento dell’emergenza arrivano quelli di Mafia Capitale a fare affari, ma questa è un’altra storia e un’altra Italia ancora. Oggi lo spettacolo è un altro, ed è bello: godiamocelo.
PAOLA RIZZI @paolarizzimanca

15 Giugno 2015
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