Agroalimentare
6:32 pm, 5 Marzo 15 calendario

Parmesan batte parmigiano

Di: Redazione Metronews
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BOLOGNA La crisi fa più danni del terremoto con la scomparsa di quasi una stalla su quattro impegnata nella produzione  del latte per il Parmigiano Reggiano e la perdita drammatica di  migliaia di posti di lavoro negli allevamenti e nei caseifici, rispetto al 2007. È quanto emerge dal “Dossier sul mercato del  Parmigiano Reggiano, tra crisi ed opportunità” presentato dalla Coldiretti ieri a Bologna, in occasione della mobilitazione in piazza  del popolo del Parmigiano, con migliaia di produttori, gastronomi e consumatori. A supporto dell’iniziativa è stato lanciato su twitter l’#hashtag #ParmigiAmo.
Sempre secondo  Coldiretti, nel 2014 la produzione di falsi Parmigiano Reggiano e Grana Padano nel mondo ha sorpassato per la prima volta quella degli originali, provocando  il calo del valore delle  esportazioni.  Un dato in controtendenza al record fatto segnare all’estero dall’agroalimentare made in Italy ma anche ai positivi risultati registrati da altri formaggi, dal pecorino al Gorgonzola. «Sotto  accusa – sottolinea la Coldiretti – la moltiplicazione selvaggia delle imitazioni in tutti i continenti che sono state smascherate e messe  alla gogna con la prima operazione verità realizzata a tre anni dal  sisma che ha colpito duramente il sistema produttivo del formaggio  italiano più noto al mondo».
 Nel 2014 la produzione delle imitazioni del Parmigiano e del Grana ha  superato i 300 milioni di chili realizzati per poco meno della metà  negli Stati Uniti, dal falso parmigiano vegano a quello prodotto dalla Comunità Amish, dal parmesan vincitore addirittura del titolo di  miglior formaggio negli Usa al kit che promette di ottenerlo in casa in appena 2 mesi. «A rischio – spiega la Coldiretti – c’è un sistema produttivo che  vale 4 miliardi di fatturato con il Grana  Padano che si colloca al vertice delle produzioni italiane tutelate dalla Ue con un volume di affari che vale 1,5 miliardi al  consumo nazionale e 530 milioni mentre il Parmigiano Reggiano si  colloca al secondo posto con 1,5 miliardi al consumo nazionale e 460 milioni all’export».
Non solo Usa
Se gli Usa sono i leader della falsificazione, le imitazioni sono molto diffuse ovunque.  
Dall’Australia al Sud America ma anche nei Paesi  emergenti, mentre sul mercato europeo ed in Italia sono arrivati i  cosiddetti similgrana di bassa qualità  da Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia e Lettonia.
Ttip e made in Italy: pro e contro
Se già ora l’Italia incontra molte  difficoltà a causa dei falsi made in Italy,   cosa accadrebbe ai nostri prodotti d’eccellenza come il parmigiano se divenisse realtà l’accordo di libero scambio fra Usa e Ue, il Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip)? Il fine delle trattative,   avvolte da massimo riserbo,   è creare la più grande area di libero scambio del mondo, senza più dazi e confini commerciali tra i due continenti. Secondo l’economista de Lavoce.info  Francesco Daveri, «l’accordo  rappresenta l’unica via percorribile per rilanciare l’economia europea.  Le nostre aziende dovrebbero combattere a colpi di marketing e puntare tutto sulla qualità». Di tutt’altra opinione i consumatori, preoccupati dal ribasso qualitativo dei prodotti che verrebbero importati dagli Usa. Per Elio Lanutti, presidente di Adusbef, «ci sarebbe l’ingresso di merci e alimenti di cattiva qualità prodotti dalle multinazionali americane, come vegetali e carne Ogm, o prodotti imbottiti di ormoni e fitormoni , contro le quali le leggi nazionali  non potranno opporsi perché devono sottostare al trattato. Anche le sentenze dei giudici europei non potranno opporsi ai prodotti usa perché il Ttip obbliga i cittadini europei a rivolgersi non al giudice nazionale, ma a un tribunale di natura privata per tentare un arbitrato lottando a proprie spese contro gli staff legali delle multinazionali, gettando così cittadini, piccole imprese locali e gli agricoltori, in balia dello strapotere delle grandi corporation Usa».  
VALERIA BOBBI

5 Marzo 2015
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