social street
6:00 am, 18 Settembre 14 calendario

Epidemia social street

Di: Redazione Metronews
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Era il 4 settembre del 2013 quando Federico Bastiani uscì di casa e incollò il primo volantino sui portici di via Fondazza, Bologna, annunciando la nascita su Facebook di un gruppo rivolto ai residenti della strada, via Fondazza appunto.  Obiettivo: conoscere genitori nel vicinato per trovare compagni di giochi al suo bambino. Un anno, 18 tesi di laurea e 320 social street dopo, Bastiani, giornalista, fa un bilancio, reduce da un dibattito al Senato sul “fenomeno”. «Prima per fare la via Fondazza ci mettevo 5 minuti, ora non meno di 45 minuti tra saluti e chiacchiere – dice Bastiani, che riconosce a Metro un primato – È stato il primo giornale a parlarne e ad avviare il contagio: leggendo l’articolo mi ha telefonato una romana per copiarci».
Il contagio ha superato i confini: sono nate social street in Portogallo, Brasile, Nuova Zelanda, Croazia, Germania e  Cile, che si aggiungono alle centinaia presenti nelle città italiane, Bologna in testa seguita da Milano e Roma. Un esercito di 25mila persone che ha usato Facebook per incontrarsi nella vita reale,  costruire relazioni e condividere buone pratiche.
Il sociologo spiega il segreto del successo
 Cosa facciano le social street lo si capisce dalle news sul sito www.socialstreet.it: passata di pomodoro collettiva in corso Traiano a Torino, baratto in via Pitteri a Ferrara, scambio di vestiti in via Maiocchi a Milano, pic nic e aperitivi un po’ dappertutto, arte urbana a Finale Ligure, pulizie di giardinetti e marciapiede, orti collettivi.  Condivisione di cose e opere a chilometro e costo zero. «È la nostra forza – dice Bastiani- niente soldi e solo energia che produce buone pratiche, socializzazione e aiuto reciproco».
 L’evento al Senato rimarca l’interesse della politica per questa realtà: «Nella crisi generale della partecipazione noi siamo l’eccezione. Mi invitano a parlare associazioni che magari hanno soldi, noi zero, ma non partecipazione». Ognuno al suo posto comunque, anche se con il Comune di Bologna si è stipulato un patto di collaborazione per agevolare le attività delle social street, senza incorrere nelle maglie della burocrazia e lo stesso sta avvenendo a Milano.
Qui Roma, l’esperienza del quartiere Fornaci
Qui MIlano, l’esperienza di via Morgagni
 Un modello di successo senza gerarchie, un brand, di fatto, su cui vigila lo stesso Bastiani: «Sono solo un garante, il brand è free, non registrato». Prove di emulazione ci sono, come la socialstreetpalermo.it, che però è gestita da un’agenzia di comunicazione, tutt’altra filosofia.
E il 20 e il 21 sarà festa grande per l’anniversario della Fondazza: due giorni di musica, cibo e chiacchiere. A costo zero.
PAOLA RIZZI
@paolarizzimanca
 

18 Settembre 2014
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