12:03 am, 3 Giugno 14 calendario

Noi e James Joyce di Claudio Proietti

Di: Redazione Metronews
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Le porte del metrò si addormentano. Imitano il sipario di ieri. “And now I am tired for a while, Bertha. My wound tires me”. La tournée è volata via. Per sempre. Insieme ai tuoi baci, amore mio. Sono stato Richard, tu Bertha. C’era passione vera nei nostri costumi. Passione sanguinante. “And now I am tired for a while, Bertha. My wound tires me”. Porto nelle viscere i nostri pomeriggi dublinesi. Le sere fantasma. Graffiarci e lenirci sono stati i nostri soli, muti desideri. Sapevamo che la soglia ci avrebbe trovato alla fine dell’ultimo sospiro, dell’ultimo applauso. Torni alla tua vita, torno alla mia sconfitta. Noi e James Joyce. Non c’è stato altro. Giorno e notte abbiamo concepito e partorito sentimenti, abbandoni, rinascite. “And now I am tired for a while, Bertha. My wound tires me”. La fine. C’è sempre una fine. Il nostro servizio ce l’ha fatta solo rimandare. Ci ha illuso, coccolato. Poco fa dormivi sul mio petto, ora qui dentro si schiude l’inferno. L’inferno di un vero esule. Rimpiango già il tempo di noi due. Le parole taciute mi odiano. Spezzo i nostri abbracci, ne faccio cenere. Rifiuto ogni via d’uscita, ogni luce che mi porta via dai tuoi occhi. Noi attori lo sappiamo che poi finisce. Che la nostra carne non lascia traccia. Che il vento è nostro padre e l’assenza è nostra madre. T’ho amato davvero. È stato mio il cuore che si fermava quando mi lasciavi solo. È bello averti chiamato moglie, anche se fu una bugia. Eppure, ogni sera, giuro che t’ho sposato davvero. “And now I am tired for a while, Bertha. My wound tires me”.
A lunedì! (scrivete a: claudioproietti8@gmail.com)
CLAUDIO PROIETTI, scrittore e regista
Illustrazione di MARTINA ROSSI /Scuola Romana dei Fumetti

3 Giugno 2014
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